by il manifesto | 20 Ottobre 2016 9:40
Sì della Camera alla ratifica del Cop 21, l’Accordo di Parigi collegato alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Il testo, approvato a Montecitorio con 359 voti a favore, nessun contrario e 12 astenuti (della Lega), è passato al Senato. L’Accordo rafforza la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici proseguendo l’azione per limitare l’aumento della temperatura terrestre a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali, mantenendolo in ogni caso ben al di sotto dei 2 gradi. Il testo promuove uno sviluppo capace di resistere agli effetti del clima e di produrre basse emissioni di gas serra, salvaguardando in primis la produzione alimentare.
Il voto all’unanimità è stato salutato da un tweet del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti: «Grazie ai parlamentari di Montecitorio per la ratifica del ddl sull’accordo Cop21 di Parigi. Nessun voto contrario è segnale di impegno e sensibilità».
«L’Italia si prepara ad affrontare una delle più grandi sfide del Terzo Millennio: quella del contrasto al cambiamento climatico e delle relative misure di mitigazione e adattamento – ha commentato Chiara Braga, deputata e responsabile nazionale Ambiente del Pd – Affrontare il cambiamento climatico, oltre che dare una risposta in termini di sicurezza contro le calamità e a favore della tutela dell’ambiente, può contribuire allo sviluppo economico delle nostre “vecchie” economie, promuovendo lo sviluppo di tecnologie a basso contenuto di carbonio in un’ottica di uscita dalle fonti fossili. In un futuro molto prossimo potremo infatti avere senza difficoltà sistemi energetici a zero emissioni».
Secondo Serena Pellegrino di Sel «se l’Italia vuole essere un paese avanzato e progressista, se vuole sia riconosciuto il suo peso all’interno dell’Unione Europea e se ancora ricorda di esserne stata uno dei fondatori, mentre ratifica gli accordi di Cop 21 intervenga su programmi e strategie di sviluppo a livello nazionale. Se non agiamo subito, le generazioni future non potranno adattarsi alla rovina climatica che stiamo per consegnargli».
Il problema delle emissioni di gas nocivi per l’ambiente e più in generale dell’inquinamento dovuto alle nostre fonti di approvvigionamento energetico era riemerso nel dibattito pubblico italiano in occasione del referendum sulle trivelle dello scorso aprile. In quel caso, le associazioni ambientaliste, pur rilevando il buon avanzamento del nostro Paese sul piano delle rinnovabili, avevano messo in guardia rispetto alle scelte più recenti del governo Renzi – indirizzate più verso le fonti fossili che non verso le energie pulite – evidenziando il rischio di un rallentamento verso una economia green.
La Lega ha spiegato di essersi astenuta (a fronte dei voti tutti favorevoli da parte degli altri partiti) «non perché non concorda con gli obiettivi di Cop 21, ma perché l’accordo raggiunto è stato un compromesso al ribasso nel continuare a permettere alle aziende cinesi e dei paesi in via di sviluppo di fare concorrenza sleale alle imprese italiane, pienamente in regola con produzioni rispettose dell’ambiente».
L’accordo, ha comunicato l’Onu sul proprio sito Internet, entrerà in vigore entro 30 giorni. È stata raggiunta infatti la soglia minima di 55 Paesi – rappresentanti del 55% delle emissioni mondiali – che lo hanno ratificato. In particolare, hanno ratificato l’intesa siglata a Parigi 72 Paesi, pari al 56,75% delle emissioni globali.
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