Landini: «Finanziaria elettorale, in piazza per cambiarla»

by Antonio Sciotto, il manifesto | 19 Ottobre 2016 9:27

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«È una finanziaria elettorale, che tra l’altro non rilancia la ripresa: si continuano a far pagare le tasse a lavoratori e pensionati, si rinuncia a combattere i grandi evasori e si danno soldi a pioggia alle imprese». Il segretario generale della Fiom Maurizio Landini boccia la legge di Bilancio del governo Renzi, accusando il premier di «fare più il proprio interesse rispetto a quello dei cittadini, perché ha scelto di giocarsi tutto il suo futuro sul referendum del 4 dicembre».

Gli ultimi dati Inps parlano di un aumento dei licenziamenti e dei voucher, mentre nel contempo rallenta la dinamica dei contratti stabili che non sono più sostenuti dagli incentivi. Secondo il sindacato è colpa del Jobs Act?

Sì, e infatti per noi si conferma la necessità di cambiare quella legge: la Cgil ha proposto non solo la Carta dei diritti ma anche i tre referendum per l’eliminazione dei voucher, la regolazione degli appalti e la reintroduzione del reintegro in caso di licenziamenti per ingiusta causa. Io poi vorrei aggiungere una riflessione ai dati diffusi dall’Inps: quanto ci è costato dal punto di vista dei soldi pubblici, delle tasse e dei contributi, sostenere i contratti a tutele crescenti? Per creare lavoro, come diciamo da anni noi della Cgil, non serve rendere più facili i licenziamenti e dare soldi alle imprese, ma al contrario si deve investire.

La Fiom come riscriverebbe la legge di Bilancio, se potesse?

Innanzitutto non si dovrebbero disperdere i soldi in mille rivoli, come accade quando si fa una manovra di chiaro carattere elettorale. Servono investimenti pubblici e privati: lo Stato deve indirizzare le imprese, investendo nella manutenzione del territorio e in altri settori strategici. Al contrario, si continuano a dare soldi a pioggia: si riduce ad esempio la tassazione sui profitti, ma senza vincolarli al reinvestimento nelle stesse aziende. E poi è assolutamente scandaloso che non si combattano l’evasione fiscale e i grandi evasori, ma anzi addirittura siamo quasi all’idea di una sorta di riciclaggio da parte dello Stato. È uno schiaffo in faccia alle persone oneste che pagano le tasse anche per chi le evade.

Renzi avrebbe disegnato questa manovra per vincere il referendum del 4 dicembre?
Mi pare evidente: ormai ha perfino gli sponsor, come abbiamo visto con il presidente uscente degli Usa Obama. Avendo scelto di giocarsi il proprio futuro su referendum e Costituzione, il risultato è che oggi sta agendo più nel suo interesse che non in quello del Paese. Con chiunque parli, dal giovane precario al pensionato, dall’autonomo al dipendente, non trovi uno che ti dica che il suo problema è la Costituzione italiana. Se riduci i diritti, non redistribuisci la ricchezza e non combatti la precarietà, se dai soldi a pioggia alle imprese, stai facendo tutte scelte politiche chiare, che infatti stiamo pagando: la ripresa non c’è, i conti non tornano, la disoccupazione non scende. Tra l’altro l’idea che c’è dietro la riforma della Costituzione è un po’ padronale: invece di governare con il consenso delle persone, si pensa di comandare e ridurre gli spazi di democrazia.

Sulle pensioni però il governo è venuto al tavolo con Cgil, Cisl e Uil, e in parte vi ha ascoltato.

È vero: e attenzione, io non voglio negare che ci siano singoli pezzi della manovra che vanno in una giusta direzione, ma è l’impianto di fondo che non funziona. Per esempio non si è corretta la riforma Monti/Fornero, ma si è scelto con l’Ape di far finanziare l’uscita anticipata dagli stessi lavoratori, con evidenti vantaggi per banche e assicurazioni. Per me è un sistema folle. Facciamo un bilancio generale dei tre anni di governo Renzi, mica siamo ai primi 100 giorni: il debito pubblico è più alto, la crescita non c’è, è aumentata la precarietà. Segnalo poi che proprio nel giorno in cui è stata presentata la manovra è uscito l’ultimo rapporto Caritas, secondo cui la povertà è in aumento, specie tra i giovani.

La segretaria Cgil Susanna Camusso invoca una mobilitazione con Cisl e Uil per i contratti.

È corretto, e io aggiungerei anche la richiesta di cambiare radicalmente la manovra, a cominciare da un fisco che venga incontro a lavoratori e pensionatii. Si potrebbero defiscalizzare gli aumenti dei contratti nazionali, facilitando così gli stessi accordi nei tanti tavoli aperti. E poi in questo modo contribuisci anche a rilanciare i consumi, e quindi la ripresa di diversi settori.

Il contratto dei metalmeccanici pare proceda un po’ meglio, dopo il muro contro muro di 9 mesi.

Scioperi e mobilitazioni unitarie hanno portato Federmeccanica a fare una nuova proposta: non va ancora bene, ma ha permesso di riaprire le trattative dopo 9 mesi in cui eravamo rimasti inchiodati. Noi continuiamo a lavorare perché gli aumenti a tutela del reddito siano erogati a tutti; per il diritto alla formazione, a nuovi inquadramenti, a contrattare gli orari; perché si applichi l’accordo interconfederale del 10 gennaio e si facciano votare i lavoratori sui contratti. Siamo disposti anche ad affrontare forme di welfare nello stesso contratto nazionale. In assenza di avanzamenti, a inizio novembre ritorneremo a mobilitarci: meglio ancora, certo, se con tutti gli altri lavoratori italiani, pubblici e privati.

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