L’Europarlamento approva l’accordo sul clima

L’Europarlamento approva l’accordo sul clima

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Ma in Europa ci saranno anche i voti nazionali (per ora solo 7 paesi hanno approvato). L’Italia in ritardo

Il Parlamento europeo ha approvato ieri, con 610 voti a favore (38 contrari, 31 astensioni), il trattato internazionale di lotta al riscaldamento climatico, redatto alla Cop21 di Parigi nel dicembre 2015. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, di fronte al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-Moon, venuto a Strasburgo per l’occasione, ha parlato di “risultato enorme”, visto che la Ue era in ritardo sulla ratifica e c’erano voluti ben otto anni per l’entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, firmato nel ’97 e operativo solo nel 2005. Il voto all’Europarlamento fa seguito a una decisione inedita a Bruxelles, che venerdi’ 30 settembre, aveva adottato, in Consiglio dei ministri dell’Ambiente dei 28 a Bruxelles, una ratifica da parte dell’Unione. Adesso il Consiglio avvia una procedura scritta d’urgenza per l’approvazione e deposita la ratifica all’Onu.

L’accordo di Parigi potrà cosi’ entrare in vigore alla Cop22, che si tiene a Marrakech dal 7 al 18 novembre. Deve difatti passare un mese tra le ultime ratifiche che permettono di raggiungere le condizioni dell’accordo – almeno 55 paesi globalmente responsabili di almeno il 55% delle emissioni a effetto serra – e la sua entrata in vigore. L’Europa, che ama presentarsi all’avanguardia dell’ecologia, era rimasta indietro, impantanata nelle sue divisioni, mentre altri grandi inquinatori avevano ratificato. Gli Usa (con una formula più leggera di una vera e propria ratifica) e la Cina avevano approvato l’accordo di Parigi a inizio settembre, prima del G20 di Hangzhu. L’India ha ratificato domenica scorsa, simbolicamente nel giorno della nascita di Gandhi. In tutto, sono 62 paesi ad aver ratificato. Restano ancora indietro alcuni grandi responsabili del riscaldamento climatico: Canada, Australia, Giappone, Russia.

Nella Ue, 7 stati hanno già ratificato a livello nazionale: Ungheria, Francia, Slovacchia, Austria, Malta, Portogallo e Germania (pari al 4,3% delle emissioni mondiali di gas a effetto serra). Con queste ratifiche più quella indiana, il 5 ottobre è stato raggiunto il quorum per l’entrata in vigore dell’accordo. Per arrivare al voto collegiale dei ministri dell’Ambiente e poi a quello dell’Europarlamento di ieri la Ue ha scelto una procedura inedita. La Francia, che ha presieduto la Cop21, è intervenuta diplomaticamente per arrivare a questo risultato. Per spianare la strada e vincere le reticenze, Parigi ha ottenuto di rimandare a un secondo momento la “ripartizione” degli sforzi di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra tra i 28 e che i voti nazionali, che avranno comunque luogo, possano aver luogo non simultaneamente. Cosi’, tra i paesi che non hanno ancora ratificato, dovrebbe esserci un voto nel corso del mese in Polonia, Danimarca, Slovenia e Svezia. Il parlamento greco sta votando in questi giorni. Entro fine anno dovrebbero seguire Gran Bretagna, Olanda e Italia. Restano invece nel vago il Belgio e la Spagna, che è senza governo.

A Marrakech, solo i paesi che hanno ratificato almeno un mese prima potranno partecipare alle riunioni e prendere decisioni. Per evitare frizioni, pero’, i negoziatori hanno deciso di fare una riunione inaugurale formale e poi di rimandare le vere decisioni a più tardi. L’accordo entra in vigore prima del previsto grazie al voto dell’Europarlamento. L’Europa è il terzo produttore di gas a effetto serra, con il 12% di Co2, dopo la Cina (20,1%) e Usa (17,9%). Seguono la Russia (7,5%), l’India (4,1%) e il Giappone (3,8%). All’interno della Ue, il principale responsabile di Co2 è la Germania (2,5% delle emissioni mondiali), seguita da Gran Bretagna (1,5%), Francia (1,3%), Italia (1,1%) e Polonia (1%). L’accordo firmato alla Cop21 di Parigi il 12 dicembre 2015 con l’approvazione di tutti i 195 paesi presenti, impegna i firmatari a mantenere il riscaldamento climatico “ben al di sotto di 2° C rispetto ai valori pre-industriali” e di “proseguire gli sforzi per limitare il rialzo delle temperature a +1,5° C”.

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