I nuovi consumatori di un paese ingessato, più poveri e più smart

I nuovi consumatori di un paese ingessato, più poveri e più smart

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Qualcuno a corto di argomenti potrebbe liquidare il “Rapporto Coop 2016” – un fitto incrocio di dati freschi e studi statistici approfonditi – come roba da gufi. “In un Paese ingessato, dove la ripresa fatica a decollare, sono nati i nuovi italiani”. Questo l’incipit poco rassicurante, anche perché i neonati non possono che essere figli della recessione. I loro consumi al tempo della crisi rivelano profili anche contraddittori: sono certamente più “vecchi e più soli, più poveri e diseguali”, ma sono diventati – perdoniamo gli inglesismi – più “green e smart, più clean e healty”. Insomma, chi se lo può permettere punta sul benessere, narcisismo auto consolatorio come terapia (a)sociale. Gli italiani sono anche sempre più connessi – 15 milioni di smartphone venduti nell’ultimo anno – e acquistano on-line risparmiando fino a 1.400 euro all’anno a famiglia grazie a consumi gratuiti (film scaricati e, ahinoi, quotidiani in rete).

Il perdurare della crisi costringe le imprese a rimandare gli investimenti e la ripresa si muove “nella palude dello zero virgola”. Le famiglie fanno “i salti mortali” e intaccano i risparmi. Siamo “il paese delle disuguaglianze”: simili agli Usa per sperequazione nella distribuzione dei redditi e vicini alla Grecia per concentrazione di famiglie povere (28,5% contro 35,7%). Quanto all’Europa, il 60% degli italiani non ci crede. Il divario generazionale è spaventoso e gli unici portafogli pieni sono quelli degli anziani: “La ricchezza finanziaria degli over 65 si aggiorna intorno ai 154 mila euro contro i poco più di 18 mila euro degli under 35”.

Anche in questo quadro desolante i consumi e i costumi dei nuovi italiani continuano ad evolvere, ma non sempre è una faccenda virtuosa. Detto che siamo ammalati di smartphone (nessun popolo europeo ne acquista tanti), impressiona il dato di 100 mila droni venduti in Italia. Siamo i più magri d’Europa e, anche grazie alla crisi che costringe al risparmio, siamo diventati più virtuosi per quanto riguarda alcune scelte che tutelano l’ambiente: le vendite di auto ibride nel 2016 sono aumentate del 48% e le e-bike acquistate nel 2015 sono 57 mila. Ma è evidente che non stiamo bene: il consumo di psicofarmaci è dieci volte più alto rispetto agli altri paesi europei. Capitolo sostanze: il 31,9% dichiara di aver fumato cannabis almeno una volta e siamo i secondi dopo gli spagnoli per consumo di cocaina (il 7,6% ne ha fatto uso almeno una volta).
Sul cibo si confermano alcune tendenze. Si mangia di meno, ma più “global” (il “carrello etnico” segna un più 8%). Piacciono i cibi “light” e “senza” (glutine, zucchero, lattosio…). Tirano gli ingredienti dal sapore “antico”: zenzero, quinoa e curcuma. Quanto al “bio” ormai è un fenomeno di massa e in questa mania del benessere psicofisico i ricercatori del rapporto Coop ci vedono anche l’influenza di “nuove forme di religiosità” (probabilmente da consumare come tutto il resto): gli italiani che praticano yoga sono 2 milioni, addirittura il doppio rispetto al 2011. Un altro cibo impazza: gli integratori, pillole e beveroni per un mercato che supera i 2,5 miliardi di euro (altro primato in Europa).

E Coop come sta? La spesa per i beni di largo consumo, dicono, resta al palo anche quest’anno, ma le vendite sono rimaste stabili perché il gruppo, vista la crisi, ha deciso di puntare sulla convenienza (gli sconti). La scommessa è intercettare i nuovi consumatori italiani, spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia. Ma anche confermare l’impegno nel sud del Paese e continuare ad investire sulle “rotte internazionali” (700 prodotti a marchio sono già negli scaffali del mercato asiatico e degli Emirati Arabi). Infine, come sempre, un appello alla politica. Dice Stefano Bassi, presidente di Ancc-Coop: “Di fronte ai dati economici non entusiasmanti e in previsione di una imminente legge di stabilità, chiediamo una svolta di politica economica, da un lato evitando azioni repressive su consumi già in difficoltà (un aumento dell’Iva sarebbe una catastrofe) e dall’altro varando con coraggio un insieme di azioni concrete a sostegno dei giovani che diminuiscano l’attuale divario generazionale”. Prima che diventi un problema di ordine pubblico, o anche solo per contenere il consumo di psicofarmaci e di nuove religioni.

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