Bombe a New York e New Jersey Arrestato l’afghano Ahmad Rahami
NEW YORK Due giorni intensi negli Stati uniti sul fronte degli attentati di terrorismo internazionale e domestico. Sabato è stata la volta di un attentato, fortunatamente non andato a buon fine, in New Jersey, dove durante la maratona di beneficenza per i marines e le loro famiglie, una bomba artigianale avrebbe fatto gravi danni, se la maratona fosse passata dal luogo dell’agguato in orario.
Poche ore dopo, in serata, due ordigni altrettanto rudimentali sono stati piazzati a Manhattan, nel quartiere di Chelsea, uno dei quali è esploso ferendo 29 persone, nessuna gravemente. Nella stessa serata, a Minnepolis, americano di origini somale in un centro commerciale ha accoltellato, ferendole, nove persone. Ventiquattro ore dopo, ad Elizabeth, cittadina del New Jersey proprio di fronte a Manhattan, in uno zainetto sui binari del treno, sono stati ritrovati ben cinque ordigni simili a quelli di New York.
L’attentato di Minneapolis è stato rivendicato da Isis, ma, come ha affermato lunedì anche il presidente Barack Obama, durante una conferenza stampa che si è svolta a New York dove si trova per l’assemblea generale dell’Onu, non ha collegamenti con quelli di New York e New Jersey. Per le bombe dei due Stati della costa est è stato arrestato un 28enne afgano americano, Ahmad Rahami, a Linden, cittadina a venti chilometri da Manhattan, in New Jersey.
Il ricercato è stato catturato in seguito a uno scontro a fuoco con la polizia; secondo quanto comunicato dal sindaco di Elizabeth, la città dove risiede Rahami, l’uomo avrebbe sparato contro gli agenti che si stavano avvicinando, gli agenti han quindi risposto al fuoco, ferendolo ed arrestandolo.
Il 28enne è stato rintracciato in un locale pubblico, quindi non in fuga o in un nascondiglio segreto. A denunciare la sua presenza sono state due persone all’uscita da un ristorante.
Rahami è stato identificato dalle forze dell’ordine attraverso diversi elementi: le impronte digitali riscontrate su uno degli ordigni ma anche le immagini di una telecamera di videosorveglianza locata a Chelsea che lo ha ripreso mentre collocava la bomba artigianale, e la segnalazione dei cittadini che l’hanno riconosciuto.
Un messaggio urgente che identificava il sospetto e chiedeva la cooperazione attiva dei cittadini newyorchesi, era stato inviato durante la mattina di domenica, a milioni di cellulari. «Voglio essere molto chiaro – aveva affermato il sindaco Bill De Blasio – questo individuo può essere armato e pericoloso. Chiunque lo avvistasse deve chiamare subito la polizia. È essenziale trovarlo subito per la sicurezza della città».
Questi due giorni a dir poco frenetici sono stati gestiti dalle autorità di New York all’insegna del tentativo di non spargere il panico, raggiungendo l’obiettivo. Dopo l’esplosione di sabato sera, la zona interessata dalle indagini è stata ristretta a cinque isolati, al di fuori dei quali la vita proseguiva come durante qualsiasi altro sabato sera, grazie anche alla discrezione dei controlli attivati: New York non ha vissuto un sabato sera con i cieli pieni di elicotteri e le strade inondate di forze dell’ordine. Durante la prima conferenza stampa che De Blasio ha tenuto da Chelsea, poco dopo l’esplosione, ha subito precisato che non se ne conoscevano i moventi, ma si escludeva la pista dell’attentato terroristico internazionale, concetto che ha ripetuto più volte nell’evidente tentativo di non spargere il panico in una popolazione di svariati milioni di abitanti.
L’identificazione del sospetto ha portato ad un ripensamento sulle possibili connessioni terroristiche internazionali degli attentati; per primo a parlare di inversione di rotta su i moventi è stato il governatore di New York, Andrew Cuomo, che ha dichiarato alla Cnn: «Non mi stupirei se trovassimo un collegamento estero».
Con l’inizio dell’Assemblea Generale dell’Onu, le autorità di New York hanno fatto sapere che la città vedrà, in questi giorni, una straordinaria mobilitazione della polizia e delle forze anti-terrorismo. La notizia degli attentati è, prevedibilmente, entrata nella campagna presidenziale americana, con Trump che per primo è intervenuto parlando, invece, immediatamente di attentato terroristico ed incolpando l’amministrazione Obama/Clinton (parole sue) causa di tali problemi.
Tramite il proprio account Twitter Trump ha espresso chiaramente la sua posizione di uomo forte su questa vicenda, mentre la candidata democratica invitava ad avere più informazioni prima di trarre conclusioni affrettate si ciò che stava accadendo a New York ed in America in generale.
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