Apple, l’Irlanda ricorre contro l’Ue. La protesta: «I 13 miliardi della multa al welfare»
Mercoledì prossimo il parlamento irlandese voterà sul ricorso deciso dal governo contro la commissione Ue che ha imposto a Apple un risarcimento di 13 miliardi di euro (più 4,8 miliardi di interessi) per tasse non pagate. Il governo non è stato compatto nella decisione e le sue incertezze potrebbero pesare sulla decisione finale. Dopo tre giorni di discussione l’esecutivo di minoranza è stato votato un memorandum presentato dal ministro delle Finanze Michael Noonan che raccomanda di difendere l’accordo fiscale dichiarato contrario alle norme europee. Il paese è diviso. Da mesi è in corso la campagna della coalizione irlandese sul Debito e lo sviluppo che chiede al governo di rendere pubblici i contenuti degli accordi fiscali con l’azienda fondata da Steve Jobs: «è un affronto per la trasparenza, la governance democratica e la responsabilità pubblica – si legge in un rapporto dell’ottobre 2015 Corporate tax secrecy and the state: the Apple case in Ireland – L’effetto di questa regolamentazione fiscale è quello di sostenere attraverso gigantesche sovvenzioni statali, attualmente invisibili, le multinazionali. In questo modo si danneggia la posizione dell’Irlanda nella difesa dei diritti umani e nella cooperazione allo sviluppo attirando gli investimenti internazionali a danno dei paesi più poveri». Venerdì scorso, in un sit in davanti al parlamento, gli attivisti di Uplift-People Powered, hanno fatto alcuni, significativi, calcoli: «I 13 miliardi che Apple deve versare nelle casse dello Stato equivalgono a 2,800 euro per ogni uomini, donna e bambino irlandese. Potrebbe essere la fine delle liste di attesa negli ospedali, una soluzione per i senza casa o per le classi sovraffollate. Il governo sostiene che non ha fondi per finanziare i nostri ospedali, le scuole o il trasporto pubblico e il social housing. Le tasse della Apple potrebbero risolvere di gran lunga tutti questi problemi». Il movimento ha consegnato diecimila firme per chiedere di non votare il ricorso del governo. Il governo rivendica proprio questo record di attrazione degli investimenti dall’estero, prodotto anche del regime fiscale altamente concorrenziale e bocciato dalla commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager dopo due anni di indagini a cui hanno lavorato a tempo pieno più di 800 persone a Bruxelles.
Tra gli irlandesi il dibattito è a dir poco infuocato: meglio incassare 18 miliardi di euro che potrebbero avere un beneficio sul Pil tra il 6% e l’8% all’anno, oppure continuare con il modello economico che ha reso possibile il «miracolo economico» in un paese che è stato travolto dalla crisi e poi dalla cura dell’austerità? In questo conflitto che vede, da un lato, il governo alleato con il gigante di Cupertino e, dall’altro lato, la Commissione Europea e i movimenti che ne criticano le politiche di austerità, la commissaria Vestager tiene il punto. Per lei è illegale che Apple abbia pagato l’equivalente dell’1% sui suoi profitti europei nel 2003, percentuale che è diminuita allo 0.0005% dal 2014: «Gli stati membri non possono concedere benefici ad aziende selezionate. Questo è illegale rispetto alle regole sugli aiuti di stato stabilite nell’Unione Europea». Da parte sua il premier irlandese Enda Kenny sostiene che la decisione della Commissione Europea «fa parte di una strategia più ampia per destabilizzare l’Irlanda e l’aliquota fiscale del 12,5, la più bassa in Europa». Il governo che ha applicato l’austerità si fa ora paladino di una battaglia «contro i potenti stati schierati contro l’Irlanda. «Questa battaglia – ha detto – riguarda i diritti di una piccola nazione, una nazione sovrana. Non so se la Commissione voglia ingraziarsi Stati molto più potenti dei nostri. Nel continente esiste una grande invidia rispetto ai nostri successi che hanno permesso di convogliare i quartier generali di molte aziende specialmente a Dublino». Il governo ha anche deciso di promuovere un’indagine «indipendente» sul sistema fiscale. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha deciso di portare il tema dell’elusione fiscale al G20 a Hangzhou. Ufficialmente non si parlerà del caso Irlandese, anche se non si può dimenticare che il 25 agosto scorso, qualche giorno prima della decisione di Bruxelles il Dipartimento del Tesoro americano aveva ammonito la Commissione dal prendere decisioni contro le aziende Usa.
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