Alla lotteria delle cattedre nel caos della «Buona Scuola»

Alla lotteria delle cattedre nel caos della «Buona Scuola»

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«Oggi, forse, mi danno una supplenza fino al 30 giugno. Insegno nella scuola primaria da anni, sono abilitata, diplomata magistrale, ma ancora precaria. Ho un’ansia tremenda». Ad aspettare il suono della campanella, ai cancelli dell’istituto comprensivo Luigi Settembrini di Roma ci sono quaranta persone. «Ero in seconda fascia delle graduatorie d’istituto, ho vinto un ricorso per l’immissione nelle graduatorie ad esaurimento. Sono entrata con la riserva e a zero punti, ne avevo 84». I docenti si accalcano poi all’entrata, sgomitavano in aula, mentre qualcuno scribacchia su un taccuino, segnandosi i posti disponibili, le cattedre vacanti rimaste nelle scuole di tutta la provincia. «Adesso vi chiameremo uno per uno, in ordine alfabetico, firmerete un contratto, indicando la vostra preferenza. Non vi preoccupate per la sede, ci sono abbastanza posti per tutti!» viene detto da un microfono, una cassa accatastata su un tavolo e la voce elettrica.

A un anno dall’entrata in vigore della 107, la legge «Buona Scuola», gli insegnanti precari sono ancora in attesa che qualcuno li chiami. La riforma doveva svuotare le graduatorie, assumere e smistare 150mila precari con un colpo di spugna, «semplificare» e «burocratizzare» l’istruzione italiana, con deleghe in bianco e decreti legge.

Il «concorsone» che avrebbe dovuto ridurre le ultime schiere del precariato con un contratto a tempo indeterminato ha invece aggravato la situazione. Le 63.712 assunzioni previste dal governo Renzi avverranno, spalmate in più anni. Il sito Tuttoscuola ha ipotizzato un buco (il danno) di 20mila posti e un eccesso di candidati vincitori in alcune classi di concorso (la beffa).
A via Luigi Pianciani, negli uffici scolastici regionali della Capitale, il caos è di casa. Ci sono i docenti di seconda fascia, gli abilitati Tfa, quelli che hanno vinto il concorso del ’99 che aspettano, in fila quelli che invece hanno passato il concorso del 2012, gli idonei dell’ultimo concorsone, i bocciati dell’ultimo concorsone, chi ha fatto ricorso con le sentenze, le riserve cautelari e le ottemperanze da notificare al Miur, agli uffici scolastici regionali.

«Ci devono assumere, il Tar lo dice esplicitamente». Ci sono i precari intrappolati nelle Graduatorie ad esaurimento (GaE), c’è chi attende la chiamata diretta del «preside manager», scartabellando il proprio curriculum. «E i 36 mesi? Il governo Renzi ha ribaltato la sentenza della Corte Europea. I precari con più di trentasei mesi di servizio rischiano di essere espulsi dal mondo della scuola con un piccolo risarcimento» sostiene Giovanna del coordinamento precari della scuola di Roma.

C’è chi è stato costretto ad andare in altre città, chi è tornato nella propria terra,. Un movimento che ha scombussolato le certezze del governo sulle assunzioni. «Indire un concorso in concomitanza con la mobilità straordinaria di migliaia di insegnanti? Il posto c’era e il posto non c’è più».

A due settimane dall’inizio dell’anno scolastico in vari capoluoghi le assegnazioni provvisorie devono essere ancora comunicate. A Cagliari e Genova, sostiene l’Anief, le chiamate sono ferme alla scuola dell’infanzia e primaria. Solo ieri, a Roma, gli uffici hanno iniziato a lavorare sulle secondarie. «Il ministero ha fatto i conti senza l’oste – continua Giovanna – mettendo a bando migliaia di posti, senza fare i conti stavolta con i numeri». E gli alunni? Fanno alcune ore di lezioni e il resto del tempo li passano con i docenti che il Miur definisce «potenziatori» e nel mondo della scuola sono stati soprannominati «tappabuchi».

Questa situazione viene vissuta con disagio e inquietudine dai genitori, in tutto il paese. Ieri, a Milano, c’è stata una protesta contro orari ridotti e carenza di organico all’istituto comprensivo di via Giacosa. «Il nuovo anno scolastico è iniziato malissimo – hanno scritto i genitori in un comunicato – Ad oggi una sola interclasse su 10 di primaria ha l’organico completo e mancano più della metà degli insegnanti di sostegno. A distanza di settimane dall’inizio dell’anno scolastico, non è ancora disponibile un orario sicuro che permetta un minimo di organizzazione alle famiglie. Si vive alla giornata».

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