Da Charlotte la rabbia spacca il movimento

Da Charlotte la rabbia spacca il movimento

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Seconda notte di scontri tra manifestanti e polizia a Charlotte, in North Carolina. La manifestazione, cominciata pacificamente, è diventata violenta e la polizia ha risposto lanciando lacrimogeni per disperdere la folla che bruciava copertoni e spaccava vetrine. Durante gli scontri un uomo è stato ferito gravemente a causa di un colpo da arma da fuoco, le prime notizie lo davano per spacciato, poi è arrivata la rettifica da parte del comune di Charlotte: l’uomo è vivo ma le sue condizioni sono molto gravi.

Poco dopo è arrivata anche una seconda è fondamentale precisazione da parte della municipalità, per precisare che a ferire il manifestante non era stata la polizia di Charlotte, ma un civile, e che la polizia durante gli scontri non ha sparato un solo colpo.
Il governatore del North Carolina, per far fronte alla situazione e gestire la piazza, ha dichiarato lo stato di emergenza ed ha convocato la guardia nazionale, iniziativa criticata da molte voci della sinistra americana che vede sempre questa azione come una fonte di innalzamento della tensione, e non come elemento pacificatore. A quanto pare gli eventi di ieri notte hanno dato corpo a questi timori.

Lo scontro violento tra manifestanti e forze dell’ordine si è esteso anche ai rappresentanti della stampa. Un giornalista della Cnn, Ed Lavandera, che era sul posto per documentare le proteste, è stato attaccato da alcuni manifestanti e buttato per terra mentre era in diretta, una donna, invece, si è scagliata contro un giornalista della Fox, emittente ultra conservatrice.

Dai vari account Twitter che seguivano gli scontri sul posto o tramite i tanti livestream via Periscope e FaceBook, sono arrivate notizie di giornalisti, per lo più bianchi, attaccati dai manifestanti. Questo sembra essere un elemento nuovo delle manifestazioni di protesta degli afro-americani, che ha portarto, ad esempio, l’hacktivist Tim Pool a smettere di coprirle. Tim Pool, che da Occupy Wall Street, nel 2011, ha sempre coperto con i suoi live le principali manifestazioni di protesta non solo in America, ma in tutto il mondo, aveva recentemente dichiarato di sentirsi un «target» della violenza durante gli scontri in quanto, anche se coreano d’origine, viene percepito come bianco, quindi attaccato.

Questo si affianca alla richiesta del movimento politico-religioso della Nation of Islam di boicottare i negozi e genericamente gli esercizi commerciali gestiti dai bianchi. La linea di azione non è quella portata avanti fino ad ora da Black Lives Matter che, invece, ha sempre visto nell’allargamento della base coinvolta un mezzo di lotta, e che si è più volte rivolta ai bianchi chiedendo di usare i propri privilegi per portare avanti la causa dei diritti civili degli afro-americani.

Ieri il sindaco di Charlotte ha annunciato di voler revisionare il filmato della polizia che ha ripreso l’uccisione di Keith L. Scott dalla telecamera posta sul cruscotto della macchina. Oltre a comunicare questo, il sindaco ha anche aggiunto di non avere intenzione di rendere pubblico il filmato, nonostante la richiesta dei familiari di Scott che sostengono che l’uomo fosse disarmato e che in mano non avesse una pistola, come sostiene invece la polizia, ma il libro che stava leggendo mentre, seduto in macchina, aspettava l’arrivo del figlio.

Intanto la protesta si è allargata ed è uscita da Charlotte. Alcune centinaia di persone sono scese per strada a New York bloccando due delle vie principali di Manhattan, Broadway e la quinta Avenue, nessuno scontro ma alcuni arresti tra cui – come ha comunicato durante la notte lo scrittore ed attivista newyorkese Keegan Stephan tramite il suo account Twitter – quello di Ramsey Orta, ovvero l’uomo che due anni fa aveva filmato l’omicidio per strangolamento di Eric Gardner nel quartiere newyorchese di Staten Island da parte della polizia locale.

Per venerdì si aspettano manifestazioni di solidarietà in tutti gli Stati Uniti dove si vedrà anche, fuori dall’epicentro della rabbia, quale delle due linee di protesta prevarrá, se quella unitaria di Black Lives Matter o quella in cui i bianchi non possono essere alleati in quanto creatori del problema, specialmente se parte dei media, dove la narrativa degli eventi è per lo più affidata a loro.

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