La scalata di Plenkovic
Nel giro di pochi mesi, Plenkovic è riuscito dunque a far dimenticare agli elettori lo scandalo di corruzione che aveva colpito l’ex leader dell’Hdz Tomislav Karamarko (obbligandolo alle dimissioni e facendo cadere il governo) e a ricompattare il partito su posizioni più moderate, senza tuttavia espellere gli elementi più intransigenti (come l’ex ministro della cultura Zlatko Hasanbegovic), Plenkovic è riuscito a risalire nei sondaggi fino a superare l’Sdp.
Diametralmente opposta l’analisi da farsi a sinistra. Per l’ex premier Zoran Milanovic, questa è la sesta sconfitta elettorale consecutiva ed è inevitabile che la sua leadership e quest’ultima campagna elettorale vengano ora rimesse in discussione. Nelle ultime settimane, Milanovic ha cercato di sedurre gli elettori conservatori anche con sorprendenti dichiarazioni di carattere nazionalista. Una scelta che non soltanto non ha pagato ma che ha probabilmente fatto scappare molti elettori di sinistra, contribuendo all’importante crollo dell’affluenza, passata dal 60% del novembre 2015 ad appena il 52%.
Resa dei conti
«Se questi risultati saranno confermati, Milanovic deve andarsene entro una settimana», hanno confidato a Jutarnji List diversi membri dell’Sdp durante la nottata elettorale. Dello stesso avviso i principali analisti e commentatori, come Goran Vojkovic che su Index.hr scrive che «è tempo che Milanovic se ne vada». L’Hdz ha infatti potuto rinfrescare l’immagine del partito (altrimenti dato per spacciato) proprio grazie al cambio di timoniere ed ora la stessa sorte potrebbe toccare all’Sdp. «Il successore di Milanovic si trova a Bruxelles?», si chiede Vecernji List. Il riferimento è all’eurodeputato Tonino Picula, rimasto finora in disparte ma considerato da più parti come un membro autorevole e popolare dell’Sdp. Come Plenkovic, anche Picula ha scelto di non sfidare apertamente la leadership del proprio partito ma, come il primo, potrebbe farsi avanti ora che il capo è visibilmente in difficoltà e che la sua formazione politica è alla ricerca di una nuova rotta.
Sconfortati e annoiati dalle proprie vicende politiche nazionali, i cittadini croati si preparano ora a vivere qualche giorno di consultazioni tra le varie forze in campo. Most ha dato cinque giorni all’Hdz per formare un nuovo governo e quest’ultimo ha assicurato che ci sarà una maggioranza stabile. Nessuno può però garantire che la Croazia non riviva a breve una nuova crisi politica, ma perlomeno le elezioni di domenica sanciscono la fine di un lunghissimo clima da campagna elettorale, che ha avuto come preoccupante conseguenza quella di esacerbare i rapporti con la Serbia, per via della continua caccia all’elettore nazionalista e della retorica patriottica.
A riflettori spenti, i politici croati dovranno ora occuparsi dei problemi interni, dalla disoccupazione giovanile del 43% (con annessa emigrazione verso Irlanda, Germania e Nord Europa) alla corruzione e alla povertà. È tempo insomma che la propaganda lasci spazio alle riforme.
*Osservatorio Balcani e Caucaso
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