by LUISA GRION, la Repubblica | 12 Settembre 2016 8:27
ROMA. Il rush finale sulle pensioni entra nel vivo stamattina, quando Tommaso Nannicini, sottosegretario a Palazzo Chigi e Giuliano Poletti, ministro del Lavoro — per la prima volta dopo la pausa estiva — incontreranno i sindacati. Un vertice tecnico in previsione della «stretta» politica prevista per il 21 settembre, ma dal quale dovranno emergere con chiarezza quali interventi il governo intende avviare con i 2 miliardi di risorse di cui si parla. La cifra stessa rappresenta un problema, visto che i sindacati la ritengono insufficiente per finanziare le proposte sul tavolo (la Uil, per esempio, mette in conto almeno mezzo miliardo in più): si tratterà di capire quali sono le misure a rischio copertura. In difficoltà ci sarebbesoprattutto la possibilità di anticipare la pensione legando il riscatto della laurea all’incremento degli anni di versamenti contributivi, ma anche il trattamento ad hoc per lavoratori precoci è considerato dal governo particolarmente costoso.
A fornire l’elenco delle priorità di Palazzo Chigi ci ha pensato invece lo stesso Nannicini fornendo dettagli sulle due misure chiave: l’anticipo pensionistico e il bonus quattordicesima. «L’Ape — ha precisato — è per tutti, indipendentemente dalla gestione previdenziale. Quindi vale per gli autonomi, per le partite Iva della gestione separata, per artigiani e i commercianti» ha detto a Presadiretta.
Quanto ai costi per chi vi ricorrerà, i conti sono fatti. «Se un pensionato ha 1.000 euro al mese ed è meritevole di tutela, è disoccupato senza ammortizzatori sociali, fa lavori rischiosi, pesanti, faticosi, è in condizioni soggettive di bisogno perché magari ha a casa un disabile da assistere, in tutti questi casi il costo è zero. Per chi lavora, un anno di anticipo gli costerà una cifra da 50 a 60 euro al mese per 20 anni mentre tre anni di anticipo costeranno dai 150 a 200 euro al mese». Riguardo alla 14esima «ci sarà un bonus legato ai contributi versati fino a 400 euro ». Al momento la somma, già diversificata a seconda degli anni di contributi, è erogata a tutti coloro che hanno compiuto i 64 anni e hanno un reddito inferiore a 1,5 volte il trattamento minimo (circa 750 euro al mese), l’obiettivo è allargare la platea agli assegni fino a mille euro.
Sindacati a parte, le polemiche non mancano. Per Tito Boeri, presidente Inps, il problema del sistema pensionistico italiano «non è la sostenibilità finanziaria, ma l’equità», ha detto mettendo sotto accusa le pensioni troppo alte, quelle non legate con i contributi versati e i «vitalizi ingiustificati come quelli dei politici». Critiche che Nannicini non condivide: «Il rischio di mettere le mani nelle tasche sbagliate è troppo grosso. Abbiamo deciso di fermarci».
Boeri:“Il problema è l’equità non la sostenibilità. I vitalizi dei parlamentari non sono frutto dei contributi versati”