Acqua, bus e rifiuti aumenti alle stelle e servizi scadenti “Ultimi in Europa”

by ROSARIA AMATO, la Repubblica | 22 Agosto 2016 8:54

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ROMA. I prezzi salgono ma la qualità scende. In altre situazioni si cambierebbe fornitore, ma in questo caso non si può: si tratta dei servizi pubblici. Tra l’aprile 2011 e l’aprile 2016, calcola un’indagine di Confartigianato, le tariffe dei servizi pubblici locali (fornitura acqua, raccolta rifiuti, trasporti pubblici) sono aumentate del 22%, contro un’inflazione ridotta al minimo, salita in cinque anni solo del 4,9%. E contro soprattutto un potere d’acquisto falcidiato del 5,5% nello stesso periodo, calato ancor più del Pil pro capite (meno 5%). Colpa della crisi? No perché la crisi c’è stata anche nel resto dell’Eurozona, dove al contrario le tariffe sono salite della metà nel periodo considerato, in media dell’11,4%. All’aumento inoltre non corrisponde un miglioramento, piuttosto il contrario: solo il 39% degli italiani si dichiara soddisfatto della qualità dei servizi pubblici, contro una media europea del 61%. Si tratta di una media che non considera solo i 28 Paesi Ue ma anche Turchia, Islanda, Norvegia e Svizzera, e l’Italia riesce ad essere ultima comunque, preceduta da Slovacchia e Grecia dove comunque la quota di cittadini soddisfatti arriva al 45%.

Gli aumenti dipendono soprattutto dalle tariffe per la fornitura di acqua, che crescono in cinque anni del 34,8%, contro il 13,5% dell’area euro, e da quelle per la raccolta dei rifiuti, in aumento del 19,2%, 11,3 punti in più rispetto alla media dell’Eurozona, mentre i trasporti stradali di passeggeri hanno un andamento più moderato e crescono del 10,9%, meno che nell’area euro (più 12,3%). Si tratta in ogni caso di dinamiche ben lontane dai meccanismi di mercato, dal momento che, ricorda Confartigianato, «le partecipate pubbliche operano frequentemente al riparo dai meccanismi concorrenziali: il 95% delle amministrazioni locali affida i servizi pubblici con modalità diretta, ovvero senza procedure ad evidenza pubblica ». Risultato, come emerge da uno studio della Banca d’Italia, una produttività inferiore dell’8% delle partecipate pubbliche rispetto alle imprese private, e il gap sale al 15% per le imprese controllate al 100% dalle amministrazioni locali. Alla scarsa produttività si affianca l’altissimo tasso di insoddisfazione da parte dei cittadini: nella classifica sulla qualità della vita connessa ai servizi pubblici locali sono tre città italiane ad aggiudicarsi gli ultimi tre posti, e cioè Palermo, Roma e Napoli (a Palermo dunque il “primato” negativo generale, a Roma quello tra le capitali europee). Tra le città italiane fanno abbastanza bene Verona (che comunque arriva al 53esimo posto), Bologna (sessantunesima) e Torino (sessantasettesima). E dall’Eurobarometro sulla pulizia della città risulta che a Roma la soddisfazione si ferma al 9%, contro il 45% di Berlino e il 67% di Londra, ma anche il 30% di Atene. Al primo posto ex aequo Oviedo e Lussemburgo con il 95%. Eppure Roma registra un costo medio pro capite per il servizio di igiene urbana superiore del 50,9% alla media nazionale. Gli italiani sono estremamente insoddisfatti anche dello stato di strade e palazzi: con un tasso del 35% la soddisfazione è praticamente equivalente al 34% per pulizia delle città, contro una media europea del 64%. Inoltre mentre in Europa la situazione è in leggero miglioramento, e infatti il tasso di soddisfazione per la qualità dei servizi pubblici locali tra il 2012 e il 2015 è aumentato di un punto percentuale, in Italia invece c’è una variazione negativa di tre punti.
«Il rapporto tra costi per i cittadini e qualità percepita la dicono lunga sulla necessità di interventi mirati a razionalizzare e innovare la gestione, — osserva il presidente di Confartigianato Giorgio Merletti — innalzare la qualità dei servizi, migliorare la convenienza di prezzi e tariffe. Le regole di una sana gestione imprenditoriale non possono valere soltanto per i privati ».
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