by Nicola Catenaro, Corriere della Sera | 11 Luglio 2016 9:21
FERMO Lo sguardo di Chinyere è fisso sulla bara di legno chiaro coperta di rose rosse. È un dolore insopportabile sapere di aver perso Emmanuel per sempre. Morto per difenderla da un insulto razzista, «scimmia africana». Un insulto che «porta via la dignità», ripete don Vinicio Albanesi alla fine della celebrazione.
Suor Rita le accarezza le mani. Non l’ha lasciata neanche un secondo da quando martedì il ragazzo nigeriano, colpito con un pugno da Amedeo Mancini, l’allevatore di tori ora in carcere, è caduto a terra davanti a suoi occhi. Durante la messa Chinyere ha un malore, sviene. Deve intervenire il 118. Poi la riaccompagnano dentro. Vorrebbe parlare. Scoppia invece in un pianto irrefrenabile.
In chiesa c’è tanta gente. La commozione e la vergogna per quello che è successo sono palpabili. La città «divisa» — come la definisce l’arcivescovo Luigi Conti nella sua omelia — «rischia di morire e di uccidere anche la speranza di chi cerca aiuto». La speranza dei profughi, di sopravvissuti fuggiti dall’orrore, proprio come i due ragazzi nigeriani. All’Angelus, in mattinata, il monito del Papa: «Dio è nel migrante che tanti vogliono cacciare».
Don Vinicio, che in questi giorni ha sempre ripetuto di non essere disposto a mediare, abbassa i toni. Per lui anche Mancini, l’aggressore, «è una vittima, e se qualcuno lo avesse aiutato a controllare la sua aggressività avrebbe fatto bene». Ma lo perdonate, gli chiedono? «Noi perdoniamo tutti, accogliamo tutti» risponde il sacerdote.
Dietro a Chinyere e a suor Rita siedono i migranti ospitati dalla Fondazione Caritas in Veritate. Nei banchi a sinistra, invece, le autorità. «Abbiamo il dovere — dice ai cronisti la presidente della Camera, Laura Boldrini — di proteggere la società dal virus del razzismo». Sceglie di non parlare la ministra Maria Elena Boschi.
In prima fila, tra gli altri, il vicepresidente del Parlamento europeo David Sassoli e l’eurodeputata ed ex ministra Cécile Kyenge, che ha annunciato di volersi costituire parte civile nel processo. Ha scritto una lettera per Chinyere per esortarla a restare in Italia, «che non è un Paese razzista». Il sindaco, Paolo Calcinaro, indossa la fascia tricolore.
I canti e i messaggi contro il razzismo della comunità nigeriana, con i vestiti rossi e neri e le fasce sulla fronte in segno di lutto, sono l’ultimo saluto, il più commovente, a Emmanuel. Questa mattina, in tribunale, il gip Marcello Caporale sottoporrà a interrogatorio di garanzia Mancini. Dovrà decidere se confermare o meno il carcere sulla base della richiesta avanzata dalla Procura.
Nicola Catenaro
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