by Antonio Sciotto, il manifesto | 30 Luglio 2016 16:48
Lavoro. L’Istat registra in giugno un aumento dei lavoratori autonomi e dei contratti a termine, a scapito degli stabili. In costante calo dopo il taglio degli incentivi. Su la disoccupazione, mentre migliorano i dati sui giovani. Il governo festeggia: «Fatti non parole», twitta il premier Renzi. «I posti in più sono storie, vite». Ma la Cgil è critica: «Cifre insoddisfacenti, serve un piano straordinario». Il calcolo di Adusbef e Federconsumatori: dimezzando il numero di persone in cerca di impiego le famiglie avrebbero 40 miliardi in più da spendere
Dati insoddisfacenti dall’occupazione, ma al governo piacciono, e pure tanto: aumenta il tasso di disoccupazione (ma diminuisce quello giovanile), crescono gli occupati, ma più quelli autonomi e a termine rispetto agli stabili, c’è di buono che si amplia la platea degli «inattivi», il che dimostra, perlomeno, che più persone rispetto al passato si sono convinte a cercare un impiego. Il premier Matteo Renzi e il ministro del Lavoro Giuliano Poletti festeggiano, spiegando che il Jobs Act continua a dare buoni frutti, ma dai sindacati – in particolare dalla Cgil – arrivano commenti negativi.
Innanzitutto la disoccupazione, che dall’11,5% registrato a maggio è salita, secondo l’Istat, all’11,6% in giugno. I disoccupati sono aumentati di 27 mila unità, ma contemporaneamente si è abbassato il numero degli inattivi (-51 mila unità) mentre gli occupati sono saliti di 71 mila unità. Una dinamica che fa parlare Poletti di «dato paradossalmente positivo» e «straordinario», appunto perché l’impennata della disoccupazione è dovuta al fatto che si è ampliata la platea di chi cerca lavoro.
E gli occupati in più? Sono tutti autonomi, visto che quel saldo positivo a 71 mila è dato dalla differenza dei lavoratori indipendenti in più (78 mila) con i dipendenti (addirittura negativi: – 7 mila. Non era proprio su di loro che doveva giocare il Jobs Act?). Il tasso di occupazione, comunque, grazie a questi numeri, tocca livelli mai visti dal 2009: 57,3%, un punto in più rispetto allo stesso mese del 2015. I nuovi occupati in un anno sono stati 329 mila, gli inattivi sono scesi di 325 mila unità, e i disoccupati di 140 mila.
Da registrare un altro dato negativo: in forza della riduzione degli incentivi alle assunzioni stabili (chi assume dal gennaio scorso ha uno sgravio di soli 3250 euro per anno per neoassunto a fronte degli 8.060 euro del 2015), si è ormai confermata l’inversione di tendenza delle assunzioni: le imprese nell’ultimo trimestre hanno assunto molto di più a termine (60 mila nuovi contratti) rispetto al tutele crescenti (27 mila). Vogliamo immaginare cosa accadrà quando gli incentivi si azzereranno?
Positivo il dato dei giovani, che riescono a prendere una boccata di ossigeno, nonostante i numeri dell’Italia restino pesantissimi, migliori solo rispetto a quelli di Grecia e Spagna: il tasso di disoccupazione dei 15-24enni in giugno è risultato pari al 36,5%, in calo dello 0,3% rispetto a maggio. Una cifra così bassa non si vedeva dal 2012. Più in difficoltà i 25-34enni, che invece vedono aumentare il tasso dello 0,2%.
«Fatti, non parole – twitta il presidente del consiglio Renzi – Da febbraio 2014 a oggi, ISTAT certifica più 599MILA posti di lavoro. Sono storie, vite, persone. Questo è il #jobsact».
Celebra le cifre anche il ministro Poletti : «Il tasso di occupazione – spiega – è al livello massimo dal 2009, mentre il tasso di disoccupazione giovanile, ancora molto elevato, è ai minimi da ottobre 2012. Resta ancora molto da fare per il problema della disoccupazione, ma i dati dell’Istat danno il segno che la direzione è quella giusta e che si sta consolidando la tendenza di miglioramento del mercato del lavoro».
«Il nostro giudizio sull’andamento del mercato del lavoro resta critico – commenta la Cgil – I dati Istat, pur stimando un positivo aumento dell’occupazione a giugno, mettono in evidenza l’inefficacia del Jobs Àct, poiché a crescere non è il lavoro stabile ma quello autonomo, e il tasso di disoccupazione torna nuovamente a salire».
Nel dettaglio, il sindacato guidato da Susanna Camusso spiega come «lo stimato rialzo dell’occupazione su base mensile (+71 mila), dipenda in gran parte dalla crescita del lavoro autonomo (+78 mila), mentre quello dipendente resta sostanzialmente stabile». Il che «dimostra quanto, a fronte dei cospicui incentivi previsti per le assunzioni con le tutele crescenti, le politiche del governo siano inefficaci».
Ma non basta, perché a preoccupare la Cgil è «il nuovo aumento della disoccupazione: +0,1% in giugno»: «È questo il vero nodo da affrontare per dare una vera e strutturale svolta al mercato del lavoro. Occorre finanziare nella prossima legge di stabilità un piano straordinario per l’occupazione femminile e giovanile e sbloccare il turn over nella Pubblica amministrazione».
«Preoccupati» sono anche Federconsumatori e Adusbef: «Il governo deve avviare con urgenza un Piano straordinario per il Lavoro, con investimenti per sviluppo, ricerca, infrastrutture e turismo. Se la disoccupazione tornasse a valori intorno al 6%, la capacità di acquisto delle famiglie aumenterebbe di circa 40 miliardi di euro l’anno».
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