An Nusra si separa da al Qaeda, ma è solo tattica
Jabhat an Nusra, il Fronte an Nusra, una delle organizzazioni jihadiste più agguerrite che combattono in Siria, starebbe per proclamarsi indipendente da al Qaeda. La voce corre insistente da alcuni giorni ma è passata un po’ in sordina di fronte alle notizie di intensi bombardamenti su Aleppo e di attentati e di lanci di razzi contro Damasco. Il leader del gruppo, Abu Mohammad al Jolani, è pronto a dare l’annuncio tra qualche giorno se non addirittura nelle prossime ore. Il nuovo nome di an Nusra dovrebbe essere Jabhat Fateh al-Sham. La svolta non rappresenta in alcun modo una presa di distanza dal jihadismo. Al Jolani ha soltanto compreso che proclamarsi indipendente dal leader di al Qaeda, Ayman al Zawahri, significherà la rimozione di an Nusra dalla lista americana delle organizzazioni terroristiche. I vantaggi potrebbero essere enormi, a cominciare dal riconoscimento da parte di Washington di Jabhat Fateh al-Sham come milizia “legale” impegnata a combattere contro Damasco e il presidente siriano Bashar Assad.
Oggi il Fronte an Nusra è fuori dall’intesa per la tregua in Siria raggiunta ad inizio anno da Russia e Usa (e rispettata solo per brevi periodi). Mosca perciò ha proseguito a prendere di mira con i suoi aerei gli uomini agli ordini di al Jolani e chiede che gli Usa facciano altrettanto. L’Amministrazione Obama è in bilico perché da un lato considera an Nusra terrorista e dall’altro lo lascia agire indisturbato perchè rappresenta, assieme al gruppo alleato Ahrar al Sham, la forza militare più insidiosa per Damasco e un sostegno indispensabile per l’evanescente “l’Esercito siriano libero” (la milizia, ben pagata, dell’opposizione siriana) al quale comunque non manca di confiscare le armi più sofisticate (donate dai petromonarchi) e di imporre la sua legge. Sotto la sigla Jeish al Fateh, circa un anno fa an Nusra e le formazioni alleate hanno strappato all’esercito governativo l’intera provincia di Idlib. Qui il gruppo qaedista conterebbe su 10-15 mila uomini, mentre altri 700 combattono ad Aleppo.
An Nusra ideologicamente è la fotocopia dello Stato Islamico (Isis), entrambi sono figli di al Qaeda. E la rivalità tra le due organizzazioni è dovuta solo al controllo del territorio e a strategie diverse. Non pochi dei jihadisti che oggi combattono in Siria nel 2000 erano a Herat con Abu Musab al Zarqawi, fondatore dello Stato Islamico in Iraq (Isi, il vecchio ramo iracheno di al Qaeda poi divenuto Isis). E tra questi c’era Abu Mohammad al Jolani. Dopo l’uccisione di al Zarqawi nel 2006, da parte di un drone Usa, al Jolani trascorse del tempo in Libano nei ranghi di Jund al Sham prima di andare in Iraq dove fu arrestato e incarcerato dagli americani a Sijun Bukka (Camp Bucca). Qui conobbe e divenne stretto collaboratore di Abu Bakr al Baghdadi otto anni dopo si sarebbe proclamato l’emiro dello Stato Islamico in Iraq e Siria (Isis). Al Jolani rimase due anni in carcere. Rilasciato nel 2008 aderì al Jaish Ahl al Sunna wal Jihad (affiliato ad al Qaeda) fondato da al Baghdadi che gli affidò il comando delle operazioni nella provincia di Mosul. Tre anni dopo al Baghdadi (dal 2010 capo dell’Isi) inviò al Jolani a costituire in Siria il Fronte an Nusra. Tra i due sarebbe poi esplosa una disputa feroce, risolta da leader di al Qaeda Ayman al Zawahri affidando il comando delle operazioni in Siria ad al Jolani e ordinando ad al Baghdadi di tornare in Iraq. Ordine respinto al mittente e seguito dalla scissione dello Stato islamico in Iraq e Siria da al Qaeda.
Gli scontri, anche armati, tra an Nusra e l’Isis non sono perciò dovuti a differenze ideologiche ma solo a questioni legate al potere, al controllo del territorio e alla spartizione dei finanziamenti che le due organizzazioni ricevono da ricchi cittadini del Golfo. Secondo Mohammed Okda, esperto di questioni siriane, al Jolani con la sua mossa intenderebbe spingere gli alleati di Ahrar al Sham e altri gruppi ribelli ad unire le forze e ad aderire al nascente Jabhat Fateh al-Sham, sotto la sua autorità. «Quelli di an Nusra non abbandoneranno l’ideologia di al Qaeda – spiega Okda – hanno grande rispetto per Osama Bin Laden. La separazione non sarà ideologica, è solo organizzativa». Altri pensano che il prossimo annuncio di al Jolani sia stato deciso a tavolino proprio da al Qaeda. In poche parole: cambiare tutto per non cambiare niente. A Washington, Parigi e altre capitali europee andrà bene lo stesso, perché per i leader occidentali i jihadisti sono terroristi in Europa e combattenti per la libertà in Siria. L’importante, lo ripetono anche in questi giorni, è abbattere Bashar Assad.
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