Tutti al funerale della sanità pubblica

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Il governo ha messo a punto un provvedimento per definire i nuovi Lea. Cosa sono? L’acronimo significa livelli essenziali di assistenza, cioè prestazioni di diritto per i cittadini a carico dello Stato. Essi riguardano l’assistenza ospedaliera, la farmaceutica, la specialistica, l’assistenza di base, i vaccini, le protesi, la prevenzione collettiva.

L’ultima volta che sono stati ridefiniti è stato nel lontano 2001, quindi sono almeno 15 anni che soprattutto le Regioni ne chiedono l’aggiornamento. In questo tempo come si potrà immaginare, sono arrivate nuove terapie, nuovi trattamenti, nuove esigenze sociali, nuovi presidi, nuove tecnologie, perfino nuove malattie, alle quali le Regioni sottoposte sistematicamente a definanziamento, hanno risposto come hanno potuto a volte adottando, a dispetto dei santi, nuove tutele ma caricandosi di oneri aggiuntivi senza che mai il governo provvedesse ad una adeguata copertura finanziaria.

Prima di diventare essenziali questi livelli erano minimi ad indicare un passaggio politico di grande significato che a partire dagli anni ’90 è avvenuto da un universalismo largo omnicomprensivo ad un universalismo più ristretto e contingentato.

Fino ad ora nessun governo ha voluto adeguare i Lea per paura di dare di più e di aumentare i costi della sanità. Anzi a mano a mano, a Lea invarianti, si sono adottate misure che in nome dell’appropriatezza e dell’economicità puntavano a ridurre d’imperio i consumi sanitari.
Oggi il governo Renzi adegua i Lea non per dare di più, ma al contrario per dare di meno e operare un taglio drastico dei consumi. Da minimi ad essenziali e ora a salvavita.

Come? Anche ai Lea viene esteso il criterio di definanziamento adottato per il fondo sanitario nazionale: io ti do x quindi meno di ciò che servirebbe, per farti bastare x devi tagliare su y se non tagli sono cavoli tuoi.

Il governo per i Lea ha stanziato solo 800 milioni, anche se il loro aggiornamento costa almeno 3 mld, sostenendo che quello che manca cioè ben 2mld 228 milioni, cioè una montagna di soldi, dovrà essere compensato in vario modo, estendendo i ticket, ricorrendo alle gare di acquisto e continuando a perseguire obiettivi di appropriatezza.

Nonostante questo provvedimento superi l’odioso decreto sull’appropriatezza e riduca per i medici i vincoli da rispettare nelle prescrizioni, per come è stato congegnato rischia di essere la più grossa botta inferta all’universalismo del sistema pubblico e mi stupisce che sino ad ora non ne sia stata compresa la portata eversiva dal momento che il taglio dei Lea è la condizione necessaria per fare spazio alle mutue e alle assicurazioni esattamente come recentemente proposto dagli amici del governo come Gimbe (vedi manifesto 10 giugno) e come ci propongono da decenni i neoliberisti. Cioè un sistema a tre gambe: pubblico per gli indigenti, i pensionati e i disoccupati, mutualistico per chi ha un contratto di lavoro, assicurativo per chi ha reddito e può permetterselo.

Questa vicenda dei Lea ha addirittura aspetti grotteschi se si pensa che il Ministero della salute ha quantificato l’effettivo fabbisogno finanziario per la loro copertura al netto dei tagli e delle compensazioni in soli 771,8 milioni di euro cioè addirittura meno dei magri assegnamenti decisi con la legge di stabilità del 2016.

Ho la brutta sensazione che siamo vicini alla fine. Cioè ancora un paio di anni e il sistema non sarà più quello che è ora. Il definanziamento della sanità è stato programmato in modo da ridurre nel 2019 la spesa sanitaria almeno di un punto e mezzo del Pil. E’ probabile che dopo questa operazione sui Lea, il servizio sanitario nazionale al 2019 non ci sarà più. Certo in mezzo e per fortuna ci sono tanti fatti politici, come il referendum, le elezioni politiche del 2018, ma a condizioni non impedite, cioè ad invarianza di governo, il provvedimento adottato per i Lea di fatto ridimensiona e non di poco il valore dell’universalismo.

A farmi diventare pessimista a parte i numeri sono le complicità. Le Regioni non hanno battuto ciglio, in altri tempi avrebbero fatto il finimondo, oggi del tutto subalterne al governo Renzi incassano gli 800 milioni e poi si vedrà. I sindacati tutti allineati e coperti e chi ha mugugnato ha mostrato di non capire il senso sinistro dell’operazione Lea. Quanto alla Fnomceo, la massima rappresentanza della professione medica, se da una parte sembrano ridursi i vincoli di appropriatezza che i medici dovranno rispettare dall’altra i carabinieri dei Nas hanno cominciato a fare visita ai medici nei loro ambulatori e molte sono le specialità che lamentano una riduzione di prestazioni.
Tutto questo è il risultato di un incontro fatale i cui esiti tutt’altro che imprevedibili ho sempre paventato e denunciato, tra le politiche di definanziamento della sanità pubblica e il pensiero debole di coloro che da sinistra in questi anni ci hanno parlato di razionalizzazione, di inappropriatezze, di esami inutili, di consumismo sanitario, ma sempre ad invarianza di cioè senza mai cambiare davvero. La cosa che so con certezza è che i Lea costeranno 3 mld e saranno finanziati solo per 800 milioni di euro. Il resto sono chiacchiere.

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