Banche, il piano del governo per garantire i risparmiatori Decisivi gli «stress test»
ROMA La situazione delle banche italiane, in particolare del Monte dei Paschi di Siena, è drammatica oppure no? A sentire il governo c’è “solo” un problema di «sofferenze», cioè di crediti inesigibili da smaltire, che può essere affrontato con «soluzioni di mercato» mentre per il resto non c’è un caso banche italiane perché, per esempio, la montagna di derivati in pancia agli istituti di credito tedeschi è un bubbone altrettanto preoccupante. A sentire le opposizioni sembra invece che la situazione stia per precipitare. Il leader del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, scrive sul suo blog che «Monte dei Paschi di Siena potrebbe scatenare una nuova crisi finanziaria globale trascinandosi dietro anche colossi esteri come Deutsche Bank». E Renato Brunetta di Forza Italia sfida il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Venga in Parlamento a dire la verità».
Di sicuro il governo, al di là delle dichiarazioni, è preoccupato. Anche perché sui due fronti del piano per gestire la crisi non si sono ancora raggiunte soluzioni. Non è stata infatti lanciata l’operazione di cartolarizzazione dei crediti deteriorati di Mps, che secondo la Banca centrale europea dovrebbero essere ceduti per almeno 10 miliardi (su un totale di 47 miliardi lordi) entro tre anni. Mancano purtroppo investitori privati (banche innanzitutto) disposti a mettere altri soldi nel fondo Atlante che dovrebbe occuparsi appunto di rilevare i crediti deteriorati. Sul secondo fronte del piano, quello della ricapitalizzazione del Monte, non c’è ancora l’accordo con l’Ue.
Oggi il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, volerà a Bruxelles per la riunione con i colleghi dell’Eurogruppo e domani dell’Ecofin. Sui tavoli e ancora di più nei corridoi si parlerà delle banche, anche se il tema non figura all’ordine del giorno. La trattativa con la Commissione europea è complicata. Oggetto del contendere sono le conseguenze a carico dei risparmiatori nel caso di intervento dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi. Intervento per qualche miliardo (la misura dipende anche dal prezzo cui verranno ceduti i crediti deteriorati) che potrebbe rendersi necessario quando il 29 luglio l’Eba, autorità europea, renderà noti i risultati degli stress test su 53 banche europee, di cui 5 italiane (oltre a Mps, Unicredit, Intesa , Banco popolare e Ubi).
Le nuove regole Ue prevedono che in caso di salvataggio pubblico di una banca vengano salvaguardati solo i depositi fino a 100 mila euro. Nessuna protezione invece per le quote eccedenti e per chi ha investito in titoli azionari e obbligazionari della banca. Questo perché si vuole che il prezzo del fallimento sia a carico di chi si è assunto il rischio dell’investimento e non dei contribuenti. Queste regole ( bail-in ) possono però essere sospese e quindi la protezione accordata a tutti nel caso in cui sia a rischio la stabilità finanziaria, dicono le stesse regole Ue. Ci sono due fattori che potrebbero configurare questo rischio. 1) Mps è la terza banca italiana. 2) Obbligazioni subordinate per complessivi 5 miliardi sono in mano a 60 mila piccoli risparmiatori (2,1 miliardi rappresentati dal bond con taglio minimo da mille euro rifilato alla clientela per finanziare l’acquisto di Antonveneta) e a vari investitori istituzionali (circa 2 miliardi). Un mix che potrebbe scatenare il panico in caso di bail-in . Ecco perché, dice il governo, andrebbe sospeso. Tanto più se gli stress test evidenzieranno che ci sono problemi anche per grandi banche straniere.
Enrico Marro
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