Ora la Brexit spaventa Borse giù, Milano -3,6% Berlino: rischio domino

Ora la Brexit spaventa Borse giù, Milano -3,6% Berlino: rischio domino

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La Brexit agita i mercati, cadono le Borse, scatta la corsa ai beni-rifugio. I timori per l’esito del referendum britannico sulla Ue, uniti alle incertezze sulle mosse della Fed si traducono infatti in una debacle dei listini. Milano è la peggiore con una perdita secca del 3,6%, i bancari sotto tiro e una raffica di sospensioni. Ma il segno meno compare un po’ ovunque sulle piazze europee, con Madrid che perde più del 3%, Parigi e Francoforte oltre il 2 e Londra che paradossalmente soffre meno(-1,8%). A fine giornata l’Europa «brucia» 174 miliardi in una sola seduta. Cede anche Wall Street. Gli analisti dicono che la volatilità è normale, a pochi giorni da un voto così importante, previsto per il 23 giugno. Ma la Germania prende molto sul serio questa scadenza e si mobilita contro la Brexit. Lo fa con il ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble che teme un effetto domino, come del resto anche il ministro Padoan, intervistato a Repidee. Schaeuble ha paura cioè che altri paesi possano indire un referendum sulla permanenza nella Ue proprio sulla falsariga di quello britannico. «Cosa faranno per esempio gli olandesi?», solitamente vicini alle posizioni di Londra, si chiede parlando con Der Spiegel. Finora la Cancelliera Merkel si era invece limitata a sostenere diplomaticamente che rimanere nella Ue «sarebbe la soluzione migliore». Schaeuble va invece dritto al cuore del problema. A scanso di equivoci avverte anche Londra che, qualora uscisse dalla Ue, non potrebbe più godere dei benefici del mercato unico. Il cancelliere inglese Osborne, schierato al fianco del premier Cameron contro la Brexit, fa suo il monito del collega: «E’ un messaggio molto chiaro».

Oltre all’incertezza sul voto inglese pesa sugli umori degli investitori anche quella sulle prossime mosse della signora Yellen in materia di tassi o meglio sulla loro tempistica, non più tanto definita: i mercati, si sa, vogliono sicurezza e stabilità. Quando questi elementi mancano, sobbalzano. Gli esperti fanno tuttavia notare i diversi segnali positivi di natura economica che s’intravedono in Europa: un rialzo dell’inflazione tedesca, per esempio, un inatteso aumento della produzione industriale francese, come pure di quella italiana: ad aprile, più 1,8% sull’anno, secondo l’Istat. Ricordano anche che da mercoledi è scattata la nuova fase del quantitative easing Bce, in versione allargata.

Come sempre, quando sui mercati prevale l’incertezza, riparte la corsa ai beni rifugio: l’oro schizza al top da tre settimane. I tassi sui Bund tedeschi aggiornano i minimi, lo spread chiude stabile a quota 136,1.

A Milano raffica di sospensioni al ribasso. Sotto pressione i titoli del comparto finanziario: Unipol (-6,8%) è il più penalizzato, seguito da Ubi, Bper e Mps, tutti scesi di oltre il 6%. Unicredit (-6,3%). In calo anche Banco e Bpm, che hanno ceduto più del 5%. Negli altri settori, male anche Yoox, Azimut, Exor e Saipem. Bankitalia calcola le sofferenze bancarie a 198,3 miliardi, in aumento.



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