IL MOSAICO DEI MUSULMANI D’AMERICA

by Roberto Tottoli, Corriere della Sera | 14 Giugno 2016 10:00

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Pochi giorni dopo il funerale del pugile Cassius Clay, alias Muhammad Ali, è la volta di un altro musulmano, Omar Mateen, il killer di Orlando, a riportare l’Islam nelle cronache americane. La partecipazione multireligiosa del primo caso si contrappone all’ombra del terrorismo jihadista del secondo. E la questione di cosa sia l’Islam negli Stati Uniti attraversa tutta la nazione e investe l’imminente contesa presidenziale.

L’Islam statunitense è in realtà la comunità più eterogenea e complicata che vi sia, Paesi islamici compresi. Senza risalire agli scarni ricordi degli schiavi neri musulmani, l’Islam americano raccoglie storie e vicende tra loro molto diverse. Dai primi convertiti teosofici ottocenteschi alle associazioni di neri americani, che cercavano nell’Islam una religione opposta al cristianesimo dei bianchi, i musulmani hanno dato vita per tutto il ’900 ad associazioni di ogni tipo, sparse un po’ ovunque e spesso con principi e regole originali se non stravaganti. L’islam delle prime organizzazioni afroamericane aveva infatti ben poco a che vedere con il credo ortodosso. Questo valeva anche per la più famosa di queste organizzazioni, la Nation of Islam, almeno fino alla breve parentesi di Malcolm X che cercò di cancellare gli aspetti più scabrosi dell’Islam predicato dal fondatore Elijah Muhammad. Ma nel suo solco si sono sviluppate linee e tendenze, anche contrapposte e in competizione, che hanno inciso profondamente nell’immaginario americano, ad esempio con la conversione, dagli anni 60 in poi, di innumerevoli sportivi, dalla boxe alla pallacanestro, oppure di musicisti jazz e, di recente, rapper o artisti di altri generi musicali.

Gli immigrati dai Paesi musulmani divennero comunità significative negli Usa a partire solo dal 1965, quando si riaprirono le porte all’immigrazione. Musulmani da Paesi arabi e dal Sudest asiatico, soprattutto, cominciarono a popolare una realtà che oggi conta oltre tremila moschee, che è sparsa in tutti gli Stati Uniti e che dopo l’11 Settembre ha continuato a crescere. Anche l’Islam degli immigrati e delle seconde e, a volte terze, generazioni è fatto di solidarietà e rivalità nazionali, di divisioni nette tra gruppi settari e da una netta separazione, quasi sempre, con i musulmani afroamericani. L’ingresso di immigrati ha però portato e porta sempre più il segno di quelle linee tradizionaliste che negli ultimi decenni hanno segnato tutto il mondo musulmano. L’Islam intellettuale dei pochi convertiti e quello originale dei neri deve ormai fare i conti in ogni realtà statunitense con musulmani «veri», o che sostengono di essere tali, anche se tra loro diversi e con innumerevoli diversità e divisioni.

Nel libero mercato religioso americano, la frantumazione di associazioni e di organizzazioni locali ha così dato vita a fenomeni tra loro diversissimi, dalle segregazioni conservatrici più inaspettate, alle esperienze artistiche o musicali, che si richiamano all’Islam, più innovatrici. Tutto ciò è accaduto e ha conosciuto il suo più rapido sviluppo dopo l’11 Settembre, e si è intrecciato con le spinte islamofobiche più accese nel momento di massima presenza dell’Islam nei media. Mai come ora università americane accolgono sempre più importanti dipartimenti di studi sul mondo islamico e l’Islam. Mai come ora si scontrano in ogni ambito, da quello accademico a quello mediatico, le visioni più complesse e articolate con le avversioni feroci di coloro che vedono nell’Islam un corpo estraneo negli Usa, nonostante sia la terza religione dopo cristianesimo ed ebraismo.

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