Ogni minuto 24 sfollati il 2015 anno record della crisi migranti

Ogni minuto 24 sfollati il 2015 anno record della crisi migranti

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OGNI MINUTO dell’anno passato ventiquattro persone sono state costrette ad abbandonare la propria abitazione per fuggire dall’inferno delle guerre, da persecuzioni, torture, pulizie etniche o stupri di massa, consegnando al 2015 il record più triste. Quello del più alto numero di persone forzate a cercare rifugio all’estero o in un’altra regione del proprio Paese. Oltre sessantacinque milioni. Quasi sei milioni in più rispetto al 2014. Il più alto numero dall’indomani della seconda Guerra mondiale. Così tanti che, se vivessero nella stessa nazione, sarebbe il 21° Stato più popoloso al mondo. Più dell’Italia. Con oltre la metà degli abitanti sotto i 18 anni. Lo racconta “Global Trends 2015”, il rapporto diffuso oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) nella Giornata mondiale del rifugiato.

Dietro i numeri, volti e storie di sofferenza, ma anche di speranza. Come quella di Saifur e Shamsur Rehman. Due fratelli afgani nati e cresciuti a Surkhab, un villaggio-rifugio pachistano, che lo scorso anno hanno finalmente conosciuto la patria da cui i loro genitori erano dovuti fuggire. Saifur, 11 anni, vuole diventare ingegnere, Shamsur, due anni più grande, vorrebbe fare il cardiologo. «Faremo la nostra parte per ricostruire l’Afghanistan. Vediamo il nostro Paese per la prima volta e siamo davvero felici. Abbiamo solo una preoccupazione, che la guerra continua».

Saifur e Shamsur sono tra i soli 201.400 rifugiati che l’anno scorso sono riusciti a tornare nel loro Paese d’origine. Per contro, quasi 12 milioni e mezzo di persone hanno dovuto lasciare la loro casa per mettersi in salvo da conflitti, persecuzioni, violenze e violazioni dei diritti umani. Oltre la metà, il 54 per cento, proveniva da soli tre Paesi: la Siria, al sesto anno di conflitto, con 4,9 milioni di profughi, e Afghanistan e Somalia, con 2,7 e 1,1 milioni, dove invece si combatte incessantemente rispettivamente da quaranta e trent’anni. «Sempre più gente viene forzata a lasciare la propria abitazione da guerre e persecuzioni ed è preoccupante di per sé, ma si moltiplicano anche i fattori che mettono a rischio i rifugiati », dice l’Alto Commissario per i rifugiati Filippo Grandi. «In mare, un numero spaventoso di rifugiati e migranti muore ogni anno. Sulla terraferma, le persone che fuggono dalle guerre trovano la loro strada sbarrata dai confini chiusi».

Se l’Europa fatica ad accogliere l’oltre un milione di persone che l’anno scorso ha raggiunto le sue coste via mare, più dell’86 per cento dei rifugiati si trova in Paesi a basso e medio reddito. In cima alla classifica dei Paesi ospitanti figurano Turchia, Pakistan e Libano seguiti da Iran, Etiopia e Giordania. Per questo, commenta Grandi, «oggi viene messa alla prova la volontà delle nazioni di lavorare insieme non solo nell’interesse dei rifugiati, ma nell’interesse umano collettivo, ma è lo spirito di unità che deve prevalere».

 



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