Finisce sotto la pioggia la campagna elettorale più desolante della storia

Finisce sotto la pioggia la campagna elettorale più desolante della storia

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MILANO Si dice che a mezzanotte scatta il silenzio elettorale, ma a Milano il silenzio è calato con un giorno di anticipo. E’ stato un finale di campagna elettorale dal sapore cimiteriale perfettamente in linea con quel poco che si è visto nell’ultimo mese, complice anche un temporale che si è abbattuto su Milano proprio all’ora deputata per i comizi finali e per il tradizionale bagno di folla (si diceva una volta). Ovviamente, vista l’aria che tira, né Beppe Sala né Stefano Parisi hanno avuto il coraggio di occupare una piazza che sarebbe rimasta inesorabilmente mezza vuota. E così, invece dei fuochi d’artificio, l’ultimo giorno di propaganda elettorale si è ravvivato solamente per un’assenza piuttosto significativa che comunque ha lasciato indifferenti i milanesi: Silvio Berlusconi non c’era.

L’ex protagonista di ogni campagna elettorale a Milano ha preferito restare a Roma di fianco al suo candidato Alfio Marchini, uno sgarbo che non ha rovinato più di tanto il clima festosamente artefatto che si respirava in piazza Gae Aulenti. E’ lì, nella piazza simbolo della Milano che piace, che il candidato del centrodestra ha pensato di bersi un aperitivo insieme a pochi simpatizzanti, dentro il negozio Replay, gironzolando in un angolo della piazza per dare un po’ di lavoro – le dichiarazioni finali – ai giornalisti presenti. Naturalmente non si è fatto pregare Matteo Salvini – felpa Milano – che ha sottolineato malignamente l’assenza dell’ex capo di qualunque coalizione del centrodestra. “Mi spiace che sia lontano da Milano, ma noi a Milano vinciamo lo stesso. E a Roma mandiamo la Meloni al ballottaggio. Io sono qua perché tengo all’unità della coalizione, lui ha preferito Roma, io Milano”. Lui, invece, è in piazza Gae Aulenti con al seguito decine di bandiere della Lega semplicemente perché spera di superare Forza Italia nella città simbolo del berlusconismo (ormai agonizzante). Frecciatine anche da parte di Ignazio La Russa, che dice la sua in rappresentanza di Fratelli d’Italia: “Non ho capito l’assenza di Berlusconi, lo avrei voluto con noi. Sarebbe stato un aiuto a Milano e non sarebbe stato un aiuto alla sinistra a Roma, perché tanto tutti sanno che Marchini non ci arriva al ballottaggio”.

Il Cavaliere, alla fine, se l’è cavata con una telefonata delle sue. Era a Ostia: “Il futuro dell’Italia riparte da Milano. Forza Stefano, forza Milano, forza Italia” (detto da Roma, fa un po’ ridere). Il candidato sindaco, Stefano Parisi, anche ieri ha preferito sorvolare sulle beghe dei suoi alleati litigiosi. “Non facciamo polemiche”.

Più allegra, ma senza troppo esagerare, la chiusura della campagna elettorale di Mister Expo. La coalizione di centrosinistra, dopo aver accantonato l’ipotesi di esibirsi alla Darsena per il gran finale, altro luogo simbolo della rinascita milanese e della sinistra Mastrolindo, ieri sera ha scelto un locale per brindare all’insegna degli scongiuri per il voto di domenica. Al Fuorimano Otbp, “insieme a Paola Turci, Omar Pedrini e tanti altri artisti”, Beppe Sala ha cercato di manifestare un certo entusiasmo. “Sono molto motivato – ha detto ai microfoni di Radio Popolare – abbiamo la sensazione che negli ultimi quindici giorni sia scattato un po’ un clic”. Le sensazioni, si sa, non si possono discutere.

Gli unici che hanno osato parlare di festa di chiusura, i cinque stelle di Gianluca Corrado, si sono ritrovati all’Arco della Pace, “per una bella serata in compagnia, con tanta buona musica e punti di ristoro”. Ma sono stati puniti dalla pioggia. Sarà il governo.



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