Abu Omar, estradizione per l’ex 007 Cia

Abu Omar, estradizione per l’ex 007 Cia

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La Corte portoghese respinge il ricorso della De Sousa, condannata per il sequestro dell’imam di Milano La donna spera nella grazia del Quirinale per evitare il carcere. L’Europarlamento: “Ora via il segreto di Stato”

La prima agente Cia condannata per il rapimento dell’imam di Milano, Abu Omar, potrebbe presto essere estradata e finire in un carcere italiano.

La svolta investigativa arriva con una decisione della Corte Costituzionale portoghese, che ha respinto l’ultimo ricorso contro l’estradizione di Sabrina De Sousa. Sessantun’anni a novembre, nativa di Bombay, ma con doppio passaporto americano e portoghese, la De Sousa è stata condannata in via definitiva a 4 anni per il sequestro del cittadino egiziano Abu Omar. La donna, insieme ad altri 25 statunitensi, è stata prima incriminata dai procuratori aggiunti di Milano, Ferdinando Pomarici e Armando Spataro, e poi condannata in via definitiva dalla Cassazione.
Il rapimento di Abu Omar rientrava in una di quelle operazioni che l’amministrazione Bush Junior, ha iniziato dopo gli attacchi dell’11 settembre, sotto la voce di « extraordinary rendition ». I sospetti fiancheggiatori di Al Qaeda, dovevano essere catturati con ogni mezzo, anche violando la legge. E, la mattina del 17 febbraio 2003, a Milano, a pochi passi dal centro islamico di viale Jenner, il sospetto Abu Omar è stato rapito da una nutrita schiera di agenti Cia, con il supporto dell’ex Sismi guidato da Niccolò Pollari e dal suo vice, Marco Mancini. I nostri agenti, sono stati prosciolti per il segreto di Stato che tre presidenti del Consiglio differenti, hanno posto sull’intera operazione (proprio ieri l’Europarlamento ha chiesto all’Italia di rimuoverlo).
Il ruolo di De Sousa, tra le carte processuali, emerge chiaramente nell’operazione Abu Omar. «Una delle utenze che è stata protagonista del rapimento, degli spostamenti e dei contatti connessi è intestata a De Sousa Sabrina, che ha ricoperto l’incarico di agente Cia con sede presso il consolato americano di Milano». I pm, con l’aiuto della Digos, hanno ricostruito «l’atto d’acquisto della sim card Vodafone», effettuato dall’imputata con un suo regolare documento d’identità. Quel telefono, è attivo e in contatto con gli altri agenti, nei giorni del rapimento, e più volte è attiva con la sede della Cia in Virginia.
«Voglio vedere le accuse», ha annunciato ieri l’ex agente Cia – ha lasciato ogni incarico nel 2009 – , rispondendo all’agenzia Reuters.
Se dal punto di vista giuridico, non ci sono più ostacoli per il rimpatrio della De Sousa, qualche speranza l’ex agente della Cia potrebbe porlo nel Quirinale. Il primo a concedere la grazia a uno degli agenti coinvolti fu Giorgio Napolitano, mentre Mattarella ha eseguito lo stesso provvedimento per altri due, tra cui il capo della cellula Cia a Milano, Robert Seldon Lady.
Abu Omar, dopo il rapimento, si fece vivo nel 2004 da un carcere egiziano, dove raccontò di essere stato prelevato da agenti americani, trasferito prima in una base di Vicenza e poi in Germania, dopo aver subito torture per convincerlo a svelare i suoi legami con la struttura di Al Qaeda. Nel febbraio del 2016, la Corte europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo, ha condannato l’Italia per il rapimento di Abu Omar.


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