L’intervista. Sylvie Goulard, eurodeputata francese liberale autrice di “Goodbye Europe”, contesta lo status speciale accordato 4 mesi fa

by ANDREA BONANNI, la Repubblica | 24 Giugno 2016 8:39

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Un errore madornale e una straordinaria occasione mancata. Così Sylvie Goulard definisce la concessioni che i leader europei hanno fatto a David Cameron per convincerlo a schierare il governo di Londra contro la Brexit. Eurodeputata francese del gruppo liberale, Sylvie Goulard ha lavorato con Romano Prodi quando era presidente della Commissione e firmato con Mario Monti un libro sulla democrazia in Europa. Ora, con il titolo
Goodbye Europe, ha scritto un nuovo libro per denunciare l’eccessiva arrendevolezza alle pretese britanniche, il riconoscimento di uno “status” particolare che, spiega, rischia costituire un precedente a cui si potrebbero ispirare altri governi populisti o euroscettici.
Le troppe concessioni fatte sono state un errore, lei dice, ma perché?
«Perché lascia i britannici soli arbitri del futuro dell’Europa e ci fa correre il rischio di uno sfascio dell’Unione senza prendere la minima iniziativa per difendere l’euro. Per quanto possa sembrare incredibile, questa è la strada scelta dai dirigenti europei al vertice del 18 e 19 febbraio. Di fronte alle richieste di Cameron abbiamo ceduto su tutta la linea in modo che trovo umiliante».
In che senso?
«Prendiamo il caso dell’euro. Con la dichiarazione di febbraio si prende atto che la Gran Bretagna non entrerà mai nella moneta unica. Però si lascia comunque agli inglesi il diritto di partecipare ai processi decisionali che riguardano l’euro. Il commissario britannico vota nel collegio su questioni che riguardano la zona euro. E così fanno i deputati britannici nel Parlamento europeo. Non vedo come questo possa contribuire a tutelare gli interessi della Francia, dell’Italia e degli altri Paesi che stanno nell’Unione monetaria. Per non parlare del bilancio».
Che c’entra il bilancio?
«Ogni anno gli altri europei versano alla Gran Bretagna un assegno di sei miliardi per ridurre il suoi contributi al bilancio Ue. Alla Francia questo costa 1,6 miliardi. All’Italia 1,2 miliardi. E tutto ciò per favorire un Paese che non ha offerto neppure un minimo di solidarietà di fronte alla crisi dei migranti. La discussione sulle richieste di Cameron poteva essere almeno l’occasione per sollevare il problema dell’assegno britannico, specialmente da parte di Francia e Italia che insieme ne pagano quasi la metà. Ma nessuno lo ha fatto».
Siamo stati troppo generosi?
«Non è solo una questione di convenienza. Con gli accordi di febbraio Londra ha ottenuto di poter discriminare i cittadini comunitari che risiedono sul suo territorio, di non partecipare a Schengen, di non condividere la Carta dei valori fondamentali, di restare fuori dalla moneta unica e anche dall’unione bancaria. Che cosa resta? Il mercato interno, forse. E anche su quello hanno chiesto concessioni. Tutto ciò crea un precedente pericoloso di cui potrebbero approfittare gli altri governi anti- europei e magari, un domani, la stessa Marine Le Pen».
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L’EURO
I britannici non entreranno mai nella moneta unica ma hanno il diritto di partecipare ai processi decisionali
L’ASSEGNO
Ogni anno gli altri paesi versano al Regno Unito 6 miliardi per ridurre i suoi contributi al bilancio Ue ,,
Sylvie Goulard eurodeputata francese autrice di “Goodbye Europe”
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