by Giuliano Santoro, il manifesto | 18 Giugno 2016 8:46
ROMA Il sole è ancora alto nella serata del litorale romano quando la candidata in fuga Virginia Raggi fa un «sondaggio» e chiede alla piazza di Ostia: «Quanti tra voi pensano che le Olimpiadi siano una priorità?». La folla urla, la sostiene. «Papponi!» urla qualcuno. «Taglio agli sprechi, lotta alla corruzione, rispetto delle norme che già ci sono», dice chiudendo la campagna elettorale senza Beppe Grillo nel municipio romano sciolto per mafia dove il M5S ha preso tantissimi voti, arrivando al 44%. «Il Pd ha sostituito nel proprio vocabolario la parola ‘periferia’ con la parola ‘Caltagirone’ – dice Alessandro Di Battista – Mentre litigavamo tra anziani e giovani, tra imprenditori e operai, tra destra e sinistra, si mangiavano Roma. Grazie a noi non ci sono estremisti, bisogna liberarsi dalle ideologie che ci dividono». Poi l’attesa anticipazione della giunta, nomi rimasti segretissimi fino all’ultimo, con l’eccezione dell’urbanista Paolo Berdini (che ha fatto breccia tra la sinistra romana), frutto di difficili consultazioni. Gli altri sono: la dirigente Paola Muraro alla sostenibilità e ai rifiuti; il rugbista Andrea Lo Cicero alla qualità della vita e allo sport e alle politiche giovanili; alla cultura Luca Bergamo, creatore della rassegna Enzimi che ha già lavorato con la giunta Veltroni. Altri nomi dopo le elezioni: «Sono professionisti che non hanno voluto esporsi prima dell’esito del voto», dicono dal M5S.
La mattinata era cominciata in giro per gli altri municipi, laddove nella corsa per i mini-sindaci è il Pd ad essere avanti. Raggi ha parlato concedendosi qualche sicurezza. Sente la vittoria in tasca. «Abbiamo buone sensazioni, i romani sono contenti e non vedono l’ora di cambiare – dice al mercato di Val Melaina – I cittadini entreranno nelle istituzioni e lavoreranno per altri cittadini». Dapprima nessuna dichiarazione sul caso sollevato dal Fatto Quotidiano, lo stesso giornale che all’inizio di questa campagna elettorale aveva tirato fuori quella collaborazione dell’avvocata romana con lo studio Sammarco/Previti che assieme al posto nel Cda in una delle società dell’amministratore Ama Franco Panzironi aveva reso complicato l’avvio della campagna elettorale grillina. Ieri Marco Lillo, il giornalista per ironia della sorte autore di un libro-inchiesta su Mafia Capitale che Raggi ha messo nella sua cinquina dei libri preferiti, ha scritto che l’aspirante sindaca pentastellata ha fatto due consulenze, nel 2012 e nel 2014, all’Asl di Civitavecchia: circa 12 mila euro di onorario per un recupero crediti. Sono prestazioni che Raggi da consigliera comunale avrebbe dovuto rendere pubbliche in ossequio al regolamento sul conflitto d’interessi nella pubblica amministrazione.
Nel pomeriggio, dopo una gragnuola di richieste di spiegazione e di affermazioni di ineleggibilità di esponenti renziani, arriva una nota del legale di Raggi: la sua cliente «aveva comunicato il detto incarico al Comune di Roma e all’Asl ed entrambi gli enti avevano pubblicato sul proprio sito la notizia di detto incarico». Raggi ha aggiunto: «Non c’è nulla di irregolare, è solo fango». Ma il magistrato Alfonso Sabella, ora arruolato nella squadra di Giachetti, smentisce le dichiarazioni del legale di Raggi. Da assessore alla legalità nella giunta Marino aveva proprio il compito di controllare le autocertificazioni dei consiglieri. «A questo punto l’avviso di garanzia alla Raggi è un atto dovuto – dice Sabella all’Huffington Post – Per colpa o per dolo siamo davanti all’ipotesi di reato continuato di falso ideologico in atto pubblico».
L’avvicinamento verso Ostia comincia subito dopo la vittoria dell’Italia contro la Svezia ai campionati di Francia. In diretta video sul suo canale Facebook, Raggi va all’appuntamento con i mezzi pubblici. Sul trenino che conduce al Lido è accompagnata dal parlamentare europeo Massimo Castaldo e dai deputati Paola Taverna e Luigi Di Maio. «Roma tornerà ad essere un modello per le città europee», dice il primo. «Vi vogliamo qui ogni giorno, non solo per fare propaganda», interrompe un pendolare. Un bambino regala alla candidata un girasole. «Dicono che se vinciamo si estingueranno le balene – dice Taverna – Che il Tevere diventerà rosso. Manca l’invasione delle cavallette. Ma le cavallette siete voi che ve siete magnati tutto, noi siamo una specie di Ddt». «Da Roma si parte» sorride allusivo Di Maio, candidato premier in pectore. «Se iniziamo a governare per loro è finita», dice Raggi. Da lunedì si apre un’altra partita.
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2016/06/85832/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.