Maxi corteo, «Tutti detestano la Loi Travail»
PARIGI Philippe Martinez, segretario Cgt, arriverà venerdì all’appuntamento con la ministra del Lavoro, Myriam El Khomri, forte dell’«enorme» partecipazione alla manifestazione nazionale a Parigi, nona giornata di protesta dall’inizio della contestazione della Loi Travail, nel marzo scorso: 5 km di corteo, un milione di persone, al di là delle aspettative, secondo i sindacati (80mila per la polizia), con cortei anche in provincia, un mare di bandiere rosse della Cgt e di Fo.
La richiesta è «il ritiro» della legge, anche se negli ultimi giorni Martinez sembrava disposto a discutere i cinque punti più controversi (l’inversione della gerarchia delle norme, con la priorità ai contratti aziendali su quelli di categoria, i licenziamenti economici, le derogazioni, i referendum di impresa e la limitazione della medicina del lavoro). Ma adesso Martinez afferma: «la palla è nel campo del governo, devono ascoltare l’opinione pubblica e i lavoratori, chi cerca di speculare sull’indebolimento del movimento ha oggi la risposta, è lungi dall’esaurirsi», anche se gli scioperi diminuiscono.
Il corteo era determinato a chiedere la testa della Loi Travail. E al tempo stesso molto nervoso, ormai la contestazione è entrata nel quarto mese di protesta e la rabbia cresce di fronte a un governo che afferma di aver già concesso il possibile.
Il binomio forte presenza della polizia/casseurs ha funzionato a fondo, peggio del solito: ci sono stati scontri, con gas lacrimogeni, granate di dispersione, cannoni ad acqua (una novità), vetrine e pensiline degli autobus spaccati, rotti anche i vetri dell’ospedale pediatrico Necker, auto rovesciate, asfalto divelto, manifestanti bloccati nel corteo dai poliziotti, senza possibilità di uscire.
Il bilancio è di 42 fermi, 11 manifestanti e una ventina di poliziotti feriti. Gli scontri sono durati a lungo, il corteo è stato spaccato in due, diviso da un muro insuperabile di poliziotti, con i sindacalisti che non potevano più andare avanti, bloccati dalla battaglia di strada tra più di un centinaio di casseurs determinati e gli agenti Robocop.
Gli street medics sono intervenuti, in un primo tempo all’angolo tra boulevard Raspail e Montparnasse, per due persone a terra. Molti fumogeni sono stati tirati dai sindacati, in un corteo estremamente rumoroso, stretto dalle barriere della polizia, che hanno chiuso le vie laterali.
Al corteo era anche rappresentata la Cgt polizia, alcuni agenti con un cartello: «poliziotto contro le violenze dello stato», che ai Gobelins si sono piazzati proprio di fronte al muro di poliziotti in stato anti-sommossa.
Nel corteo, lo slogan dell’ala violenta – «tutti detestano la polizia» – è stato ripreso e corretto in: «tutti detestano la Loi Travail».
Lo scontro con il governo è totale: il corteo ha chiesto le «dimissioni generali», le «due sinistre» di cui parla il primo ministro Valls non hanno più nulla da dirsi. Ma intanto il testo della Loi Travail è in discussione al Senato, dove c’è una maggioranza di destra, che ne sta modificando i contenuti, tornando grosso modo alla prima versione, quella più liberista.
Un’illustrazione di quello che succederà tra un anno, dopo la vittoria annunciata della destra.
Le manifestazioni continuano, il 23 giugno, giorno del voto al Senato e poi ancora a fine mese, quando la legge tornerà all’Assemblée.
Qui, a luglio, il governo potrebbe essere di nuovo costretto a far passare il testo controverso con il ricorso al 49.3, cioè senza voto, visto che ha perso la propria maggioranza con la contestazione della «fronda» socialista (che questa volta potrebbe addirittura riuscire a raccogliere le 58 firme necessarie per presentare una «mozione di censura» diversa da quella della destra). Come dire che anche luglio rischia di essere caldo dal punto di vista sociale.
Nel frattempo, ci sono altri ostacoli da superare: a cominciare dalle trattative tra sindacati e padronato sulla disoccupazione, dove le tensioni aumentano e le norme per gli intermittenti dello spettacolo. «C’è malessere nel paese, una profonda difficoltà economica e sociale, viviamo mutazioni che nessuno ha spiegato», riflette Laurent Berger, segretario della Cfdt, che ha contribuito alla redazione dell’ultima versione della Loi Travail. Ma, aggiunge, «sia che ci si arrocchi o che si critichi il Codice del lavoro, bisogna farlo evolvere perché resti protettore di fronte ai cambiamenti del lavoro».
Ma oggi, c’è «l’isteria al posto del dialogo», da una parte e dall’altra, compreso il padronato, che chiede una liberalizzazione totale.
Pierre Gattaz, presidente del Medef (padronato) parla di comportamento «nauseabondo» della Cgt, con «incitazione inaccettabile alla violenza fisica». Si appella al governo perché «riprenda la mano» e «faccia rispettare lo stato di diritto contro tutte le derive». Per Gattaz, del resto, la Loi Travail trasformata ormai è una «legge inutile».
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