De Magistris deve aspettare
Al ballottaggio ripeterà la sfida con Lettieri del 2011, ma stavolta partendo in testa. Male i 5 Stelle, dimezzati in un solo anno
Un’affluenza drammaticamente bassa, inferiore anche a quella delle altre città campane al voto: è la disaffezione degli elettori il dato più evidente del primo turno a Napoli. È una conferma delle attese, rispetto alle elezioni comunali di cinque anni fa (affluenza 60,33%) si sono persi altri 6,2 punti percentuali. Qualcosa invece è stato recuperato rispetto alle elezioni più recenti, le regionali dell’anno scorso, quando in città votò poco più del 41% degli aventi diritto (allora il vincitore fu il salernitano De Luca). Alla chiusura dei seggi Napoli con il 54,14% è maglia nera nel confronto con tutti gli altri capoluoghi di regione (Trieste esclusa).
Nel (semi) vuoto della partecipazione, Luigi de Magistris non riesce ad afferrare l’obiettivo massimo, la vittoria al primo turno. Per riuscirci avrebbe avuto bisogno di circa 30mila voti in più. Non gli sono bastate le dodici liste e gli oltre 460 candidati a sostegno della sua candidatura per chiudere il discorso. Così come non sono bastate le 41 liste e gli oltre 6.500 candidati tra consiglio comunale e municipi per portare i napoletani alle urne.
È comunque un buon successo per il sindaco uscente – al netto della scarsissima partecipazione – che sulla base delle prime proiezioni ha aumentato i consensi in termini assoluti rispetto al primo turno del 2011. Ma paga anche lui la fuga dalle urne e – come sottolineano i suoi avversari – è il primo sindaco uscente di Napoli, dopo Bassolino e Iervolino, che deve cercare la conferma al ballottaggio.
Partirà questa volta in testa, nel 2011 era distanziato invece di oltre dieci punti percentuali da Gianni Lettieri. Il 19 giugno lo scontro si ripeterà identico, a meno di clamorose novità nello spoglio che appaiono improbabili nel momento in cui il manifesto deve chiudere in tipografia. Valeria Valente infatti è la grande sconfitta delle elezioni di ieri: la coalizione destra-centro che il Pd ha messo assieme a suo sostegno dovrebbe fermarsi sotto il 20%, peggiorando il già pessimo risultato di cinque anni fa e persino quello dell’anno scorso alle regionali, quando pagò la concorrenza delle liste personali di De Luca.
Assai scarso anche il risultato del Movimento 5 Stelle, che secondo gli exit poll si è fermato attorno al 10%. Colpa probabilmente di un candidato sbagliato, innanzitutto nel cognome, se nella città di Di Maio e Fico i grillini più che dimezzano il risultato in percentuale rispetto alle regionali dell’anno scorso. Malgrado tra il 2015 e il 2016 l’affluenza al voto sia cresciuta, segno evidente che parecchi ex elettori grillini si sono rivolti altrove. E cioè a de Magistris, che evidentemente è riuscito ad attrarre già dal primo turno parte consistente di quel consenso. Per tornare a palazzo San Giacomo dovrà completare l’opera tra due settimane.
Come sempre nei ballottaggi, però, la partita è destinata a riaprirsi per tutti. E già nei primissimi commenti ieri sera si intravedeva una saldatura tra la candidata del Pd esclusa e il candidato del centrodestra Lettieri. Apparentamento annunciato, magari non esplicito, ma certo favorito dai transfughi del centrodestra già approdati, in città, alla corte di Renzi.
Anche ieri come ad ogni appuntamento elettorale a Napoli la giornata è stata segnata dalle polemiche sull’inquinamento, vero o presunto, del voto. «Le forze dell’ordine hanno ricevuto parecchie richieste di intervento», ha confermato alla chiusura delle urne il prefetto di Napoli Gerarda Pantalone, «ma tutto si è risolto senza particolari problemi». I militanti dell’ex opg occupato Je so’ pazz, riconoscibili da una maglietta con una scritta gialla, hanno organizzato una vigilanza popolare in quasi tutti i seggi, e molte segnalazioni di intimidazioni, distribuzione di santini elettorali o di certificati elettorali, schede fotografate sono stati raccolti sulla loro pagina Facebook. L’iniziativa è diventata nelle parole dei candidati della destra, ma anche del Pd che pure con le primarie ha dato prova di una certa indulgenza rispetto all’inquinamento del voto, «un’operazione di intimidazione da parte di ronde di estremisti». Tant’è che in molti casi la polizia intervenuta ai seggi ha finito con l’identificare più i militanti del centro sociale che i protagonisti dei tentati brogli.
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