Rissa tra Pd e 5Stelle “Cacciate Pizzarotti con mail anonime”

by TOMMASO CIRIACO, la Repubblica | 15 Maggio 2016 9:49

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ROMA Il caso Pizzarotti esplode tra le mani della Casaleggio Associati. Ed espone il Movimento 5Stelle agli attacchi del Pd, a tre settimane dalle amministrative. «Noi non abbiamo mai espulso chi era in dissenso – attacca Maria Elena Boschi -. Mandare una e-mail anonima per chiedere a un sindaco eletto di lasciare ci riporta molto indietro nel tempo». Lo scontro si riaccende proprio nel giorno in cui Luigi Di Maio tenta di ridimensionare un caso che invece monta con il passare delle ore: «Avevamo un avviso di garanzia nascosto per tre mesi, abbiamo semplicemente applicato una regola. Questo è il M5S, non il Pd». Non basta, perché il reggente dei 5Stelle finisce comunque nel mirino di Matteo Orfini: «Il sindaco grillino di Pomezia Fabio Fucci ha ammesso candidamente di aver nascosto per mesi di aver ricevuto un avviso di garanzia (poi archiviato). Dunque immagino che Di Maio sospenderà pure lui». Forse allarmato, proprio Fucci tenta di rammendare lo strappo: «Si trattava di una sciocchezza e riguardava la mia persona. Si fosse trattato di un’indagine su atti amministrativi, l’avrei resa nota immediatamente ai cittadini, allo staff e a Di Maio».

Due sindaci di capoluogo su due indagati, ma una sola sospensione: ecco il varco grillino in cui si incuneano i democratici. «Il Movimento mi ricorda molto “La fattoria degli animali” di Orwell – rigira il coltello il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini – in cui c’è qualcuno che è più uguale degli altri». Tocca al direttorio M5S reagire: «Abbiamo sospeso Federico – replica Carla Ruocco – perché ha fatto un gesto in dissonanza con un’operazione trasparenza ». E ancora: «Ci sono atteggiamenti diversi da parte di Nogarin e Pizzarotti», giura Roberto Fico. Eppure, secondo il Pd la contraddizione resta: «Sono diventati garantisti quando gli avvisi di garanzia sono toccati a loro. “Noi non siamo il Pd”, ha detto Di Maio. Direi di no, noi conosciamo la fatica della democrazia, voi non avete idea di cosa sia».
La tensione non si allenta, soprattutto in casa cinquestelle. Lo si intuisce dal fastidio con cui Di Maio liquida i messaggi in chat pubblicati da Pizzarotti per dimostrare l’isolamento al quale l’avevano costretto: «Siamo rappresentanti delle istituzioni, non dell’asilo Mariuccia». Per non parlare del clima che si respira tra gli amministratori locali. Da Livorno Filippo Nogarin – il cui futuro è nelle mani dello staff di Milano – prima difende e poi scarica il sindaco di Parma. Infine azzarda una sintesi: «Federico è un buon amministratore, ma ha fatto un grave errore». E Pizzarotti? Rivendica la battaglia, ringrazia chi lo sostiene: «Di questi tempi a fare il sindaco ci vuole un pazzo, ma anche uno che ami la sua città. Grazie agli attivisti e a tutte le istituzioni di differente colore politico che mi hanno espresso solidarietà». Lo scontro è appena iniziato.
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