by Teodoro Andreadis Synghellakis, il manifesto | 29 Maggio 2016 10:09
La visita di Vladimir Putin in Grecia ha chiaramente una valenza strategica, e Alexis Tsipras non ha fatto assolutamente nulla per nasconderlo. Atene vuole potenziare il suo ruolo come crocevia nel campo energetico, considerato, ovviamente, di primaria importanza per lo sviluppo economico nel suo complesso. E oltre al gas naturale, questa collaborazione può comprendere le energie rinnovabili e il petrolio, dal momento che, come ha voluto sottolineare il primo ministro greco, «l’energia deve essere un ponte che favorisca la collaborazione tra i diversi stati, e non una causa di conflitti».
In tutto sono stati firmati nove protocolli di collaborazione, cinque a livello pubblico, tra i due paesi, e quattro tra società del settore privato.
Per quel che riguarda i delicatissimi temi della più vasta area del Mediterraneo orientale e dell’ex Unione sovietica, il presidente russo da una parte ha dichiarato che le autorità turche non hanno ancora fornito nessuna giustificazione per l’abbattimento dell’aereo militare turco in territorio siriano, avvenuto lo scorso novembre. Un atto in cui ha perso la vita il pilota del velivolo e che Putin ha definito «un crimine di guerra». Dall’altra, per quel che riguarda la Crimea, ha ribadito che «la questione che riguarda il suo status è da ritenersi chiusa» e che «Mosca non porta avanti colloqui con nessun soggetto riguardo a questo tema».
L’importanza dell’incontro con Tsipras è testimoniata anche dal fatto che il colloquio tra i due leader, che da programma sarebbe dovuto durare trenta minuti, in realtà ha sfiorato le due ore. Il primo ministro greco si è detto favorevole al riavvio delle consultazioni per rendere meno rigide le regole su rilascio del visto ai cittadini russi, non tralasciando di toccare il delicato tema delle sanzioni: «Le misure economiche adottate dall’Ue nei confronti di Mosca e le limitazioni che la Russia, da parte sua, ha imposto ai paesi europei, influenzano le possibilità di collaborazione con la Grecia», ha dichiarato il leader di Syriza.
Tutti gli osservatori internazionali hanno voluto ricordare la visita compiuta un anno fa dal leader greco a San Pietroburgo, per discutere col «nuovo Zar di Russia» di crisi economica e collaborazione energetica. All’epoca si levarono forti voci di dissenso, specialmente da Berlino, per richiamare Tsipras a una ipotetica linea coesa, condivisa da tutta l’Unione. Ora di reazioni simili non vi è traccia, da una parte perché, probabilmente, ci si rende conto che non si può isolare all’infinito un giocatore così potente sulla scacchiera internazionale, e anche perché Atene ha firmato gli accordi richiesti dalle istituzioni creditrici.
Si potrebbe dire, quindi, che la Grecia continua a mantenere un rapporto privilegiato con Mosca (questo è anche l’anno dedicato all’amicizia tra i due paesi), a proporsi come polo commerciale interessante, anche in virtù del porto di Salonicco, che l’inquilino del Cremlino ha visitato ieri, e della posizione strategica del paese, geograficamente balcanico e culturalmente appartenente, in gran parte, anche all’Europa occidentale. Ma non è più realistico pensare, in questa fase, a quel capovolgimento di fronte e cambiamento di equilibri a cui molti si erano riferiti – e non pochi avevano temuto -, nella primavera scorsa.
Poco dopo l’arrivo di Putin ad Atene, le organizzazioni greche per i diritti civili hanno dato vita a un sit-in di protesta davanti al parlamento, in piazza Syntagma, contro la negazione delle libertà fondamentali della comunità lgbt in Russia.
A conclusione della permanenza in Grecia, non poteva mancare una visita lampo di tre ore al Monte Athos, con imponenti misure di sicurezza. Basti dire che sono stati usati tre motoscafi, e ai giornalisti non era dato sapere in quale dei tre era salito Putin, mentre a brevissima distanza seguivano due unità della marina e della guardia costiera greca.
Presente all’Athos, anche il Patriarca di tutte le Russie Kirill, il quale ha accolto l’ospite nel monastero di Aghios Panteleimonas. È d’obbligo sottolineare, tuttavia, che la chiesa ortodossa russa, riguardo alle libertà civili e al rapporto con la società, continua a dimostrarsi molto più conservatrice di quella greca.
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