Pensioni, Iva, esenzioni nuovi sacrifici in Grecia e Juncker apre a Tsipras
Alexis Tsipras prova a tendere un ramoscello d’ulivo all’ex-Troika alla vigilia di una settimana decisiva per il salvataggio della Grecia. Il Parlamento ellenico – assediato da migliaia di manifestanti in sciopero e più volte scontratasi con la polizia – ha discusso ieri (il voto era previsto nella notte) un nuovo pacchetto d’austerità da 5,4 miliardi. Le misure presentate in aula, non concordate con i creditori ma non sconfessate dalla Ue, sono le più dure mai proposte dal governo Syriza: un aumento dell’Iva dal 23 al 24%, tagli alle pensioni (“non a quelle minime”, garantisce l’esecutivo) per 1,8 miliardi e un abbassamento della fascia di reddito esentasse. «E’ l’ultimo sforzo necessario per rimettere il paese sul cammino della crescita» ha detto il premier provando a placare i malumori all’interno del suo partito. L’ok in aula (dove la maggioranza ha solo 153 seggi su 300) gli permetterà di presentarsi oggi all’Eurogruppo straordinario calando il jolly della buona volontà di Atene, chiedendo lo sblocco della nuova tranche di aiuti da 5 miliardi necessaria ad evitare il default e pretendendo – come promesso alla firma del terzo memorandum – l’apertura di negoziati seri e rapidi sulla ristrutturazione del debito.
La partita a Bruxelles non sarà facile. Anche perché tutte le parti in causa, tanto i falchi come le colombe, hanno irrigidito negli ultimi giorni le loro posizioni, consci che le prossime settimane saranno decisive per il futuro ellenico e del governo Tsipras. «La Grecia ha sostanzialmente raggiunto gli obiettivi di riforme chiesti dai creditori», ha detto ieri il presidente della Commissione Jean Claude Juncker, che – preoccupato da referendum inglese ed elezioni spagnole – lavora da giorni con Angela Merkel per evitare che la situazione sotto il Partenone degeneri. Mettere d’accordo tutti però è un’impresa. L’Fmi ha detto chiaro e tondo che si sfilerà dal piano di salvataggio se Tsipras non approverà nuovi tagli preventivi per 3,6 miliardi da far scattare in caso di sforamento del budget o se l’Europa non ristrutturerà l’esposizione ellenica. Ma entrambe le strade sono difficili da percorrere: il ministro alle Finanze Euclid Tsakalotos ha già chiarito che «votare misure automatiche e preventive è incostituzionale » mentre per Berlino (Wolfgang Schaeuble in testa) l’idea di fare uno sconto ad Atene è difficile da accettare per motivi di consenso interno. Tsipras, da parte sua, sarebbe pronto a dimettersi e portare il paese a nuove elezioni in caso di richieste irragionevoli di nuova austerity.
Qualche spiraglio d’ottimismo ha però iniziato a filtrare nelle ultime ore. «Non prevedo grandi crisi sulla Grecia quest’anno», ha buttato là sibillino Schaeuble. Gli sherpa stanno provando a trovare un compromesso, ammorbidendo le clausole di salvaguardia chieste dall’Fmi e accompagnandole con un percorso certo nei tempi e nei modi per la ristrutturazione dell’esposizione ellenica. «Dobbiamo rompere il circolo vizioso e non soffocare i primi segni di ripresa dell’economia – ha detto il vice-cancelliere tedesco Sigmar Gabriel – Tutti sanno che prima o poi bisognerà mettere mano al debito. E a questo punto tanto vale farlo subito».
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