by Marco Galluzzo, Corriere della Sera | 6 Maggio 2016 11:17
ROMA Entrambi sono d’accordo sulla diagnosi: «L’Europa ha di fronte il rischio della sindrome dei Maya». Va dunque ripensata. Matteo Renzi e Angela Merkel, alla fine dell’incontro a Palazzo Chigi, davanti ai cronisti affrontano un’analisi comune. Per la cancelliera la Ue «si trova in una posizione molto fragile» a cominciare dal nodo migranti, sul quale pronuncia parole che sono in piena sintonia con l’Italia: «Dobbiamo difendere le nostre frontiere esterne senza cadere nei nazionalismi, serve lealtà, le frontiere non si chiudono».
Renzi, in quello che appare un asse politico contro le posizioni austriache, ovviamente condivide. La sola ipotesi di chiudere il Brennero «è contro la Storia e la logica». E poco male se «sugli eurobond abbiamo posizioni diverse», il metodo di finanziamento di un piano europeo sulle migrazioni potrà avere altre soluzioni, «l’importante è la comune volontà di avere un approccio carico di diritti umani, con una proposta politica europea seria e di lungo periodo».
La Merkel loda poi le riforme del presidente del Consiglio, cita esplicitamente quella costituzionale e il Jobs act, mentre Renzi rimarca le connessioni fra le due economie, «quando noi consumiamo loro producono di più, non esiste una partita Italia contro Germania».
Nel pomeriggio, di fronte ai vertici della Ue, in Campidoglio, alla tavola rotonda sullo stato dell’unione organizzata dal Premio Carlo Magno, Renzi ritorna sul destino della Ue: «Se non c’è una forte scommessa sugli investimenti, a cominciare dell’innovazione, l’Europa perderà la sua leadership nel panorama mondiale. Non si può investire solo sulla stabilità fiscale».
Quindi una lode proprio ai vertici dell’Unione: «Sul tema della migrazione vorrei ribadire: la Commissione ha individuato un percorso, la guardia di frontiera europea, il ripristino di Schengen entro novembre, e la questione africana da affrontare in un arco di tempo ristretto. Questo tipo di approccio è un approccio di serietà, l’unico modo per vincere i populisti e la demagogia. Non si vince la demagogia con le sue stesse armi, è impossibile».
«Ha ragione Renzi, inseguire i populisti è un errore, l’originale sarà sempre meglio della copia», gli fa eco il presidente del Parlamento Ue, Martin Schulz. «L’Italia non va lasciata sola sull’immigrazione, parleremo con l’Austria sul Brennero, quello è un confine che ha anche implicazioni storiche», aggiunge il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker.
Marco Galluzzo
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