Per lavoro si muore e ci si ammala di più, ma si denuncia di meno
Diminuiscono gli infortuni sul lavoro e diminuiscono le denunce. Bene. Peccato che nello stesso periodo aumentino però i morti e le malattie professionali, in modo più marcato nel 2015, più contenuto nel 2016. Non bisogna necessariamente essere esperti di salute e sicurezza per capire che qualcosa non torna nel quadro che emerge dai dati Inail diffusi ieri.
L’anno scorso gli incidenti mortali sul lavoro sono aumentati del 16%: 1172 contro i 1009 del 2014. Un’impennata che si è ridotta nei primi tre mesi del 2016, periodo nel quale le morti bianche sono state 176, circa il 14,6% in meno rispetto ai primi tre mesi del 2015 ma sempre in aumento rispetto al 2014. L’allarme rimane invece inalterato anche quest’anno almeno per tre regioni: Veneto, Toscana e Campania. In una nota però lo stesso istituto precisa che i dati diffusi ieri si riferiscono a denunce oggetto di procedimenti istruttori ancora in corso e, dunque, da considerarsi di carattere provvisorio prima di essere annoverati con certezza tra le morti riconducibili a cause di lavoro.
Ma, sempre secondo gli «Open data Inail», nel 2015 le denunce di infortunio sul lavoro pervenute sono state 632.665, con una flessione del 3,9% rispetto alle 658.514 dell’anno precedente. Una diminuzione che segue il trend costante del quinquennio 2010-2014, durante il quale c’è stata una contrazione complessiva delle denunce pari al 23,9%. In quei cinque anni però veniva registrata anche una flessione del 24,21% delle morti bianche.
Del primo trimestre del 2016, invece, l’Inail pubblica solo i dati aggregati delle denuncie di infortunio compresi i casi mortali: sono state 152.573, con una riduzione dello 0,8% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Rimangono però in aumento anche quest’anno gli incidenti in settori specifici di attività: «Riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (+22,3%), Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata (+14,7%), Attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+13,3%), Servizi di informazione e comunicazione (+12,9%) e Fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+11,5%)». E crescono anche le malattie professionali: da gennaio a marzo 2016 sono state 15.871 le denunce, con un aumento del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2015. Si ammalano di lavoro più gli uomini (+6,2%) che le donne (+0,5%).
Una fotografia, questa dell’attuale condizione di sicurezza dei lavoratori, scattata alla vigilia del 1° maggio e della tradizionale cerimonia di celebrazione alla presenza del capo dello Stato Sergio Mattarella che si terrà oggi presso la sede della direzione generale a Roma. In occasione della Festa del Lavoro, appunto, l’Inail tiene a ribadire «il proprio impegno per l’efficace tutela della salute dei lavoratori e per la diffusione e promozione della cultura della prevenzione» ricordando che «solo in termini di risorse economiche dedicate ai finanziamenti per il miglioramento degli ambienti di lavoro, l’Istituto ha investito più di un 1,3 miliardi negli ultimi cinque anni». «Il sistema di finanziamenti prosegue nel 2016 – assicura l’Inail – anche con iniziative speciali per settori a maggior rischio. A cominciare dalla bonifica dell’amianto, inserito nel bando Isi di dicembre 2015, cui sono stati destinati 83 milioni di euro».
È evidente però che i dati non dimostrano, come vorrebbe l’Inail, una progressione nella prevenzione degli infortuni. «Al contrario – spiega Sebastiano Callieri, responsabile nazionale Salute e sicurezza della Cgil -Innanzitutto sono dati che non ponderano l’effetto crisi e il calo delle ore lavorate complessivamente. È chiaro che se diminuiscono gli infortuni ma aumentano le morti e le malattie professionali, c’è qualcosa di strano. Vuol dire che in calo sono soprattutto le denunce. Un effetto dovuto a molti fattori: precarietà, lavoro nero, voucher, sfruttamento dei migranti e dei lavoratori stagionali… Succede anche che molti lavoratori di alcune categorie non siano nemmeno iscritti all’Inail». E infatti, proprio qualche giorno fa lo stesso Istituto aveva lanciato l’allarme sul raddoppio delle morti bianche dei voucheristi e sull’impennata dell’uso del voucher che viene attivato quasi sempre ormai proprio nei giorno dell’infortunio del lavoratore precario.
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