Da Lampedusa a Calais e Ventimiglia le città di frontiera si alleano sui migranti
Damien Careme è arrivato a Lampedusa con un cd pieno di filmati. A Giusi Nicolini e ad Enrico Ioculano, a Spyros Galinos e Ada Colau, collegati in videoconferenza, ha mostrato come ha fatto a rendere dignitosa la vita nel campo di rifugiati di Calais. E sul molo Favaloro, dalla gente di Lampedusa, impegnata proprio quella notte nell’assistenza a 120 migranti appena sbarcati, ha “imparato” come si fa il primo soccorso.
Lampedusa, Pozzallo, Riace, Ventimiglia, Calais, Lesbo, Barcellona. Eccola la rete dell’accoglienza dei sindaci di frontiera, un patto di reciproca assistenza siglato dai primi cittadini delle zone di confine come risposta di chi lavora nella difficile trincea di questa migrazione epocale all’Europa che alza i muri. Un patto che verrà rilanciato oggi a Pozzallo dal Festival Sabir sulle migrazioni che si concluderà domenica con una grande marcia per dire “no ai muri, sì all’accoglienza”.
La “rete” lanciata da Lampedusa conta già più adesioni di quel che si pensava. «Basta pensare che tra i firmatari del patto c’è anche Barcellona — dice Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa — Anche se in Spagna non stanno affrontando la nostra emergenza, hanno ugualmente deciso di stanziare un contributo di 300 mila euro per le Ong che lavorano da noi. E hanno dato la disponibilità a mandare esperti di ambiente a Lesbo per aiutare nello smaltimento della enorme quantità di rifiuti lasciati dalle centinaia di sbarchi degli ultimi mesi».
La prima e la seconda accoglienza, due realtà difficili al momento non comunicanti in Italia. È anche sul meccanismo di redistribuzione dei migranti che i primi cittadini in trincea vogliono incidere. A Ventimiglia, dove la tensione si è finalmente allentata dopo mesi in cui centinaia di migranti in condizioni drammatiche hanno vissuto accampati per strada o sugli scogli, il sindaco Ioculano dice: «Noi vogliamo essere riconosciuti come interlocutori privilegiati dalle istituzioni. Faccio un esempio. I prefetti convocano ai tavoli i sindaci dei capoluoghi. Ma loro cosa ne sanno? Una gestione a monte dei flussi e un impegno diretto delle amministrazioni locali per la distribuzione dei migranti è fondamentale. Non è possibile che, solo perché ai bandi delle prefetture risponde questo o quell’altro, ci siano comuni che non ospitano nessuno e comuni con troppi migranti ». A Riace, ad esempio, i migranti non sbarcano ma si fermano. E il sindaco Mimmo Lucano che Fortune ha incluso tra i 50 uomini più potenti del mondo, spiega: «L’Europa si esprime a parole. Per noi parlano le realtà che abbiamo costruito. E dimostrano che scegliere le ragioni dell’umanità è più gratificante ma anche più conveniente. Io l’ho fatto da questo luogo semi abbandonato da cui tutti andavano via e che ora ha ritrovato la speranza disintegrando le barriere dell’odio e del pregiudizio».
Nella rete i sindaci sperano molto anche per risolvere il problema dei minori non accompagnati. «A Pozzallo non abbiamo più dove metterli — dice Luigi Ammatuna — potremmo redigere una mappa delle disponibilità e garantire loro una sistemazione adeguata».
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