Ilva, Strasburgo processa l’Italia
Primo rinvio per il dibattimento in Corte d’Assise. Prossima udienza il 14 giugno. Sono 44, tra persone fisiche e società, gli imputati alla sbarra nel processo per disastro ambientale. Molti gli «eccellenti»
TARANTO Pronti via ed il processo sul presunto disastro ambientale prodotto dall’Ilva di Taranto subisce il primo rinvio. Per un difetto di notifica evidenziato dall’avvocato di un funzionario dell’azienda, la Corte d’Assise di Taranto presieduta dal giudice Michele Petrangelo, dopo una camera di consiglio durata tre ore, ha aggiornato il dibattimento al prossimo 14 giugno. A dire il vero il processo nei giorni scorsi ha rischiato un altro stop, a fronte della ricusazione del giudice Petrangelo da parte di uno degli imputati, l’ex assessore provinciale all’Ambiente Michele Conserva. Il cui avvocato aveva posto eccezione di legittimità, in quanto Petrangelo e il giudice a latere Fulvia Misserini avevano fatto parte in passato del collegio del Riesame che in due momenti diversi, aveva respinto i ricorsi presentato dallo stesso contro il suo arresto avvenuto il 26 novembre del 2012.
Lo scorso dicembre il processo sull’Ilva, iniziato il 20 ottobre, dopo due udienze tornò all’udienza preliminare, in quanto la Procura aveva sollevato eccezione di nullità per un errore procedurale. Ovvero la mancata indicazione nel verbale del difensore d’ufficio per dieci imputati sprovvisto in quella occasione del legale di fiducia. Dopo il nuovo rinvio a giudizio di tutti gli imputati deciso lo scorso 29 febbraio, ieri è iniziato il nuovo dibattimento nell’aula «Enrico Alessandrini» del tribunale di Taranto.
Sono 44 tra persone fisiche e società gli imputati di quello che viene definito il più grande ed importante processo per disastro ambientale in Italia e in Europa. Tra gli imputati eccellenti ci sono i fratelli Fabio e Nicola Riva, l’ex governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, l’ex presidente della Provincia Gianni Florido, l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, gli ex direttori di stabilimento Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, l’ex direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato, e il deputato di Sel (ex assessore regionale) Nicola Fratoianni. L’elenco delle contestazioni comprende, tra gli altri, i reati di associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento delle acque o di sostanze alimentari, concussione aggravata, corruzione in atti giudiziari, getto pericoloso di cose, omissione di atti di ufficio, omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e due omicidi colposi.
In aula era presente anche il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il governatore ha dichiarato di aspettarsi che il processo faccia giustizia e soprattutto sveli la verità sulle vicende Ilva. Durante l’udienza si è affacciato anche l’ex storico procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che ha guidato il pool che ha condotto l’inchiesta. L’aula non è riuscita a contenere tutte le parti processuali e il pubblico, davanti alla Corte d’Assise. Anche oggi alcune decine di nuove costituzioni di parti civili (oltre mille quelle già accettate), tra cui quella dell’Asl di Taranto, sono state presentate: contro le quali l’avv. Annicchiarico, difensore di Nicola Riva, ha presentato eccezione di nullità perché si tratta di richieste di costituzione in giudizio non presenti nell’atto di citazione del nuovo processo. L’unico imputato presente in aula è stato l’avv. Francesco Perli, uno dei legali della famiglia Riva ai tempi della gestione dell’Ilva.
E proprio nella giornata di ieri, è arrivata da Strasburgo la notizia che lo Stato italiano è formalmente sotto processo di fronte alla Corte europea dei diritti umani, con l’accusa di non aver protetto la vita e la salute di 182 cittadini di Taranto dagli effetti negativi delle emissioni del siderurgico tarantino. La Corte ha infatti ritenuto sufficientemente solide, in via preliminare, le prove presentate, e ha così aperto il procedimento contro l’Italia. A rivolgersi a Strasburgo sono stati, nel 2013 e nel 2015, 182 cittadini che vivono a Taranto e nei comuni vicini. Il primo gruppo di 52 persone, ha presentato ricorso attraverso il comitato cittadino Legamjonici, mentre il secondo di 130 è capeggiato dall’attuale consigliere comunale di Taranto, Lina Ambrogi Melle, dei Verdi.
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