by Flavio Bacchetta, il manifesto | 12 Maggio 2016 9:09
NEGRIL il 10 maggio mattina alle sei una sezione intera dell’hotel Royalton, in costruzione sulla baia prospicente all’isola di Booby Key, è collassata strutturalmente, uccidendo sette operai, secondo le testimonianze, e ferendone almeno una dozzina.
Le morti per ora non sono ufficialmente confermate. I mezzi di soccorso sono tuttora all’opera, scavando tra le macerie, per salvare eventuali superstiti. Le ambulanze hanno trasportato i feriti all’ospedale di Lucea, nella vicina provincia di Hanover.
Il gruppo Royalton, una multinazionale del turismo che opera già da alcuni anni nella costa nord giamaicana a Falmouth, la capitale della provincia di Trelawny, ha rilevato a Negril lo storico hotel Gran Lido, ex proprietà del Mogul giamaicano, di origine libanese, John Issa, titolare della catena Super Club e delle pompe di rifornimento Cool Oasis. Il manager generale del Royalton a Falmouth, l’italiano Enrico Pezzoli, ieri pomeriggio era irreperibile.
Durante la nostra recente visita ai cantieri dell’hotel a Negril, oltre a registrare le lamentele di residenti e ambientalisti dovuti al danneggiamento della barriera corallina, abbiamo di nuovo rilevato il mancato rispetto degli orari di lavoro, pratica comune nel building turistico; il cantiere è aperto 24 ore, e i lavori notturni procedono con turni di avvicendamento a dir poco questionabili. Negli anni passati, durante la costruzione degli hotel Gran Palladium a Lucea e del condominio Palmyra a Montego Bay, un’inchiesta di un settimanale locale, constatò i continui furti di sabbia dagli arenili pubblici, perpetrati dai fornitori dei resort, con lo scopo di rifornire i cantieri, che la mescolavano al cemento, e riversarla nelle spiagge degli hotel in questione. Ne scrivemmo in un articolo del 2010, “I ladri di sabbia di Coral Spring”. I rumors di queste ore, raccolti sul posto, denunciano tale pratica nefasta largamente utilizzata sia per il Royalton a Negril, che dovrebbe essere aperto al pubblico a settembre, così come al Bahia di Runaway Bay, un colosso da 5.000 stanze, la cui nuova sezione è stata edificata in soli 5 mesi. Un record di cui si vantano i proprietari, il gruppo Pinero spagnolo; un vanto che potrebbe costar caro, se le norme di sicurezza dovessero essere violate come a Negril. E questa volta, a pagarne le conseguenze, non sarebbero gli oscuri operai locali, i lavori sono finiti il mese scorso, ma i tanto coccolati turisti internazionali.
Fino al pomeriggio il Gleaner, il quotidiano più diffuso in Giamaica, non riportava alcuna notizia sull’accaduto, mentre l’Observer dedicava un trafiletto alla questione, citando due lavoratori dispersi, e confermando il numero dei feriti, 12. L’Observer è di proprietà di Butch Stewart, il più potente operatore turistico anglo-giamaicano, proprietario anche della catena Sandals, e dell’Air Jamaica.
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