Sciopero nel regno dei voucher

Sciopero nel regno dei voucher

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Sono un milione e mezzo e da tre anni non hanno il contratto: lavoratori dei fast food (tra cui McDonald’s e Autogrill), degli alberghi e del turismo, delle farmacie private, delle pulizie e degli stabilimenti termali domani incrociano le braccia. Il loro è il regno dei voucher, uno dei settori in cui vengono utilizzati di più, per coprire picchi o lavori stagionali che prima davano diritto perlomeno un contratto a termine. Buoni lavoro che il premier Matteo Renzi non intende abolire, come ha spiegato ieri alla Camera.

Rispondendo in question time a una interrogazione di Arturo Scotto (Si), Renzi è stato netto: «Noi siamo contrari all’abolizione dei voucher», ha detto. Aggiungendo subito dopo che il governo è disponibile a elaborare «forme migliorative, se vi fosse possibilità e necessità». Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha già annunciato qualche settimana fa che l’esecutivo intende introdurre un meccanismo di «tracciabilità»; il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare Damiano vorrebbe ritornare alla formulazione originaria prevista nella legge 30 (uso limitato), mentre la Cgil con un referendum punta a eliminarli (il quesito si affianca agli altri due su appalti e licenziamenti, i banchetti per firmare sono già aperti in tutta Italia).

Il tema dei voucher e più in generale del lavoro precario, grigio e irregolare «farà parte di quelli che porteremo al tavolo con le imprese, se il negoziato riprenderà», spiega a il manifesto la segretaria generale della Filcams Cgil Maria Grazia Gabrielli. La Filcams ha indetto lo sciopero per l’intera giornata di domani insieme a Fisascat Cisl e Uiltucs Uil: #Fuoriservizio l’hashtag di riferimento.

Gabrielli spiega che i lavoratori non possono aspettare oltre: quelli degli stabilimenti termali, ad esempio, attendono ormai dal 2011 il rinnovo, a differenza di tutti gli altri che sono fermi dal 2013. E il turismo, secondo i dati di Istat, Banca d’Italia, ma anche delle associazioni di impresa, è in ripresa: Alberghi-Cofindustria dà un +3,45 di ricavi medi per camera disponibile nei primi mesi del 2016, Federalberghi registra un +5,3% di presenze alberghiere. Perché quindi gli imprenditori del settore – a esclusione di Federalberghi che ha già firmato nel 2014 – non vogliono redistribuire siglando un contratto?

In attesa sono anche i dipendenti dei bar, dei ristoranti, delle mense. A tutti i tavoli, l’orientamento delle imprese è questo: «Chiedono di ridurre – spiega la segretaria Filcams – tanti istituti del contratto, dalla malattia agli scatti di anzianità, dalle garanzie nei cambi di appalto ai permessi individuali. E insieme non si rendono disponibili a migliorare i congedi, la maternità, il part time. Solo a fronte di questi tagli, si dicono disposti ad aumenti nella parte economica. Ci propongono, insomma, una semplice partita di giro: i lavoratori dovrebbero finanziarsi gli incrementi contrattuali rinunciando a diverse tutele».

Il tema degli appalti è molto sensibile per questo comparto: già il “colpo di mano” del governo, qualche giorno fa, ha cambiato il testo della legge al momento della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, cassando l’obbligatorietà di applicazione della clausola sociale che era stata concordata con le parti sociali. Le imprese, dal canto loro, chiedono una clausola «alleggerita»: essere sciolte cioè dal vincolo di riassumere tutti i dipendenti, per commesse che magari sono state aggiudicate a costi inferiori rispetto a quelle precedenti.

Infine, due almeno le questioni chiave sul fronte delle flessibilità: «Innanzitutto c’è il tema del part time – dice la segretaria Filcams – Vorremmo regolarlo meglio, venendo incontro a tanti adetti, soprattutto donne, che ad esempio nelle pulizie o nelle mense devono fare i salti mortali, lavorare su più appalti e con orari spezzati, per portare a casa al massimo 600 euro al mese».

Il secondo nodo è quello dei voucher: «Spesso sono utilizzati in modo improprio – conclude Gabrielli – per lavori che fino a qualche tempo fa si regolavano attraverso i contratti a termine. Per tanti stagionali poi si è aggiunto il peggioramento della Naspi. Speriamo insomma di tornare presto al tavolo».



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