Il rito del Kenya contro i bracconieri “Bruciamo tonnellate di avorio”

Il rito del Kenya contro i bracconieri “Bruciamo tonnellate di avorio”

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IL più grande rogo di avorio della storia è stato acceso con una torcia dal presidente keniota Uhuru Kenyatta all’una del pomeriggio di ieri nel parco nazionale di Nairobi, con la savana come sfondo e sotto un cielo carico di nuvole minacciose. Con questo fuoco purificatore e salvifico (per la sopravvivenza degli elefanti e dei rinoceronti africani), e invitando una serie di star alla cerimonia, Kenyatta ha voluto enfatizzare la sua richiesta di un bando totale del commercio dell’oro bianco. «Nessuno farà affari commerciando avorio, se questo significa la morte dei nostri elefanti e la morte del nostro patrimonio naturale», ha detto il presidente, prima di dare alle fiamme uno degli undici mucchi di zanne alti più di tre metri, che assieme totalizzano oltre 100 tonnellate d’avorio, ossia la quasi totalità di quello sequestrato dalle autorità del Kenya, proveniente da circa 6.700 elefanti uccisi. «L’altezza di questa piramide di avorio è il segno della forza della nostra decisione », ha aggiunto Kenyatta.

Ma secondo alcuni un gesto così altamente spettacolare rischia di provocare l’effetto inverso, ossia di aumentare il bracconaggio. Ci sono associazioni di ambientalisti che hanno immediatamente criticato questa gigantesca pira destinata ad ardere per giorni, sostenendo che il suo unico risultato sarà di aumentare il prezzo dell’avorio e dunque delle attività dei cacciatori di frodo. È critico anche Seretse Ian Khama, presidente del Botswana, paese che ospita circa la metà della popolazione degli elefanti del Continente nero. Perciò, a differenza di altri capi di Stato africano, quali quello ugandese e quello gabonese, Khama non ha partecipato alla cerimonia di Nairobi.
Ogni anno i bracconieri massacrano circa 30mila elefanti, una cifra che sommata a quella delle morti naturali, minaccia l’estinzione dei pachidermi. Per evitarla sarà necessario anche fermare i funzionari corrotti e vietare una volta per tutte quel commercio illegale d’avorio destinato quasi esclusivamente alla Cina, dove l’oro bianco raggiunge anche i 1.500 euro al chilo. Bruciando tutte quelle tonnellate, le autorità di Nairobi hanno anche fatto passare il seguente messaggio: l’avorio ha valore soltanto quando si trova su un elefante vivo. Venerdì scorso, il celebre paleoantropologo Richard Leakey ha chiesto agli altri Paesi dell’Africa australe di sbarazzarsi anch’essi dell’avorio sequestrato, perché «finché lo conserverete, darete l’impressione che esista un mercato per questo elemento ».
Ora, il commercio di avorio è vietato quasi ovunque nel mondo dal 1989. Quanto alla Cina, essa ha recentemente indurito i controlli sul traffico illegale, pur consentendo lo smercio dell’oro bianco comprato prima del 1989: una clausola che serve da paravento all’importazione clandestina di tonnellate di avorio. Per bruciare quello di Nairobi, i tecnici hanno dovuto iniettare nel cuore dei mucchi di zanne una miscela di cherosene e diesel con l’aiuto di potenti idranti. Infatti, l’avorio brucia solo a alte temperature. Gli esperti pirotecnici sono stati chiamati anche perché in Kenya è appena cominciata la stagione delle piogge, che da venerdì sono diluviane. Avvicinando la sua torcia alla pila di zanne, Kenyatta ha anche detto: «Spero che questo fuoco serva a salvare gli elefanti». Con lui, lo speriamo tutti noi.


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