I 4 mila salvati tra le onde

by Felice Cavallaro, Corriere della Sera | 27 Maggio 2016 9:03

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PORTO EMPEDOCLE (Agrigento) Da un aereo di ricognizione della missione europea chiamata «Eunavformed» si cercavano eventuali dispersi del naufragio di mercoledì con 432 migranti salvati e, invece, i piloti ieri mattina, a 35 miglia dalle coste libiche, si sono trovati davanti a una ennesima nuova tragedia. Un gommone rovesciato, decine di persone aggrappate ai resti, le magliette agitate per attrarre l’attenzione, tanti corpi già senza vita. Almeno venti.

Nuovo luttuoso bilancio registrato dai militari della fregata «Reina Sofia» della Marina spagnola, la prima unità arrivata sul posto. Poco dopo, due mezzi della Guardia costiera italiana con equipaggi subito impegnati nei soccorsi e nel recupero di chi non ce l’ha fatta.

Come non ce l’avevano fatta i cinque migranti recuperati senza vita dagli uomini della nave «Bettica» mercoledì, a 18 miglia dalla Libia, dove erano riusciti però a salvarne 432, tutti arrivati ieri alle 16.30 sulla banchina di Porto Empedocle. Pochi siriani, molti marocchini. In tutto 341 uomini, 48 donne e 43 minori.

Una festa per tanti ragazzi di vent’anni con i segni della sofferenza patita, ma felici d’essere vivi. Una soddisfazione per il comandante Francesco Iavazzo che ha però raccontato il dramma vissuto in quell’inferno: «Sul peschereccio che si è capovolto sotto i nostri occhi c’erano probabilmente 650 migranti e il rischio è che un centinaio siano rimasti intrappolati nella stiva».

Sarebbe un altro orrore di questo Mediterraneo che in 15 anni avrebbe inghiottito ventimila morti. Amara considerazione echeggiata sul molo mentre i sopravvissuti scendevano giù dalle scalette. Compresa una bimba con in mano un peluche trovato a bordo dai marinai. Ma c’è anche una coppia di siriani che ha visto annegare il figlio di 6 anni. Flash opposti che miscelano lutti e speranza. Come è accaduto ieri sui ponti della «Bettica» e dell’altra nave al centro delle operazioni, la «Bergamini» del comandante Salvatore Vitiello.

Unità raggiunte in elicottero dal ministro della Difesa Roberta Pinotti, poi volata via prima dell’attracco a Porto Empedocle. Resta l’encomio del ministro agli equipaggi: «Sono qui per ringraziare direttamente tutti gli uomini e le donne della Marina che hanno lavorato a questo salvataggio. È stata un’operazione epica perché salvare tante vite in mare vuole dire un’organizzazione incredibile».

Organizzazione che ha permesso di strappare al mare più di quattromila persone in un giorno e in una notte con 22 operazioni coordinate dalla Guardia costiera. Con navi che attraccano con i loro carichi di profughi e disperati a Catania, a Palermo, anche a Salerno dove ieri al Molo Manfredi è arrivata la nave norvegese «Siem Pilot» con a?bordo 1.017 migranti, tra i quali 785 uomini, 125 donne e 107?minori. I primi a toccare terra in territorio campano, sono state le persone affette da scabbia (se ne contavano oltre settanta) che sono state subito medicate e le donne incinte, non tantissime e ai primi mesi di gravidanza. Dalle informazioni raccolte sembra sia stata esclusa la presenza di eventuali scafisti tra i migranti. Per Salerno quello registrato ieri è stato il dodicesimo sbarco.

Numeri in crescita. E grandi difficoltà di accoglienza. Una ragione in più sottolineare il ruolo positivo dell’Italia nel Mediterraneo, come fa il ministro dell’Interno Angelino Alfano, ieri a Palermo: «Purtroppo, come accade anche a una buona squadra di calcio, con tante palle che schizzano, ogni tanto subiamo qualche gol. Ma non noi. Piuttosto, l’Europa che deve organizzare un sistema di aiuti in grado di rispondere meglio alle esigenze».

È il tema che inquieta e divide tanti Paesi, compresa la Francia ieri teatro a Calais di una rissa con una ventina di migranti feriti e un poliziotto finito in ospedale.

Felice Cavallaro

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