Vienna alza una rete al Brennero e chiede di fare controlli già in Italia

Vienna alza una rete al Brennero e chiede di fare controlli già in Italia

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Per «strategia» e traffico (ogni anno 29 milioni di tonnellate di merci trasportate su camion e 12 su treni), il Brennero rimane centrale. Ma il piano di rafforzamento dei controlli al vecchio confine, ieri prepotentemente rilanciato dall’Austria, sottintende analoghi provvedimenti negli altri valichi dell’Alto Adige e del Friuli Venezia Giulia. Anche dopo San Candido come Tarvisio, la Polizei vedrà un consistente rinforzo degli organici, la presenza di posti fissi di sorveglianza, il rallentamento imposto a macchine e Tir per verificare la presenza a bordo di migranti. Se sia propaganda, politica muscolare oppure «pressing» sull’Italia per contenere gli sbarchi e limitare il numero dei richiedenti asilo che poi cercano di passare in Austria, poco cambia. Vienna non arretra rispetto ai primi annunci d’inizio mese. Anzi, a differenza di allora, quando il progetto era fumoso, ora ci sono mappe mostrate ai giornalisti con evidenziati i punti-chiave. Eccoli.

L’autostrada, subito all’ingresso in Austria, vedrà una velocità massima ridotta a trenta chilometri all’ora e la divisione della carreggiata in quattro corsie, metà per i camion e metà per le macchine, così da facilitare l’«esame» dei poliziotti che, al Brennero, cresceranno di numero (in arrivo 250 agenti) e che potrebbero, in casi di emergenza, ricevere il sostegno dei soldati dell’Esercito. Non si esclude, per incrementare ulteriormente la «linea di difesa», l’allestimento di una barriera (una rete metallica o transenne alte 4 metri per 370 metri totali) che tagli l’autostrada. Sulla strada statale che attraversa il paese Brennero, gli «ostacoli» saranno rappresentanti da cordoni della Polizei . Gli austriaci hanno compiuto sopralluoghi, due settimane fa, sui terreni per le case mobili che fungeranno da uffici di identificazione.

Il premier Matteo Renzi dice che l’ipotesi di chiudere il Brennero è «sfacciatamente contro le regole europee, oltre che contro la storia, contro la logica e contro il futuro». La presidente della Camera Laura Boldrini vede nel piano austriaco «la resa dell’Unione europea» e spera che Vienna ci ripensi. Ma Vienna pensa solo al domani. Tornando, non con interventi-spot come nel 2015 ma con investimenti massicci di uomini e risorse, a salire fin dall’Italia sui treni diretti in Austria. La reale fattibilità è vincolata agli accordi bilaterali. Però non ci si deve dimenticare che, prima di Schengen, la Polizei arrivava alla stazione di Fortezza, entrava nei vagoni e li passava al setaccio alla ricerca di ospiti «indesiderati». Il passato che torna. E che non analizza l’intero scenario. Fulvio Coslovi, segretario provinciale di Bolzano del sindacato di polizia Coisp, ricorda, insieme ai trenta richiedenti asilo che ogni giorno provano a entrare in Austria dal Brennero, gli altrettanti che dall’Austria tornano indietro, dopo che le loro domande sono state respinte, e che «ostinatamente vogliono farsi identificare per poter finire in un centro d’accoglienza». Per tacere dei duemila che, da gennaio a marzo, a Tarvisio hanno attraversato il confine dall’«altra parte» e vagano tra paesi e città. Cosa fanno? Dove andranno? Domande senza risposte. A Vienna guardano il calendario, alla ricerca di date vicine per far scattare l’«operazione». Si parla di fine maggio per gli interventi su autostrada e statale. Al momento non c’è un’«emergenza» che induca ad accelerare. Nelle ultime ore il transito di migranti è ridotto a poche unità. Ma unicamente perché, osserva qualcuno, ieri nevicava.

Andrea Galli



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