Guidi sapeva da un anno dell’inchiesta Le manovre per difendere Total
ROMA Federica Guidi sapeva almeno da un anno dell’esistenza di un’inchiesta sul progetto Tempa Rossa. E da tre mesi era a conoscenza che gli accertamenti della Procura di Potenza coinvolgevano il suo compagno Gianluca Gemelli. All’inizio del 2016 l’imprenditore, indagato per corruzione, aveva infatti ricevuto un avviso di proroga delle indagini e aveva nominato un difensore. Possibile che il ministro per lo Sviluppo economico non abbia avvisato il presidente del Consiglio Matteo Renzi? Che non lo abbia detto ad altri colleghi di governo?
Le verifiche adesso riguardano anche questo aspetto della vicenda che due giorni fa ha convinto l’esponente dell’esecutivo a dimettersi. I magistrati non escludono di poter interrogare la Guidi e anche il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, citata più volte nelle conversazioni. Anche tenendo contro che nel gennaio 2015 — proprio per tutelare il fidanzato — Guidi si sarebbe adoperata per mettere a tacere le proteste ufficiali contro la Total delle aziende concorrenti. Le indagini dei poliziotti della squadra mobile guidati da Carlo Pagano ricostruiscono le manovre, soprattutto politiche, per pilotare gli affari legati al petrolio. Facendo emergere il ruolo del sottosegretario alla Salute Vito De Filippo, ma anche una serie di incontri e convegni tra i quali, quello più gettonato per gli addetti ai lavori, organizzato dalla Fondazione «Italianieuropei» di Massimo D’Alema.
Nel gennaio 2015 allo Sviluppo Economico si apre una questione legata proprio al progetto Tempa Rossa. Annotano gli investigatori: «Il 30 gennaio 2015, Guidi comunica al compagno che Cospito — suo ambasciatore diplomatico — le ha riferito che ci sono alcuni problemi per «quella roba lì su Total e Tecnimont». Precisa che era da un po’ che cercavano di fare un incontro con lei, sia D’Amato della Tecnimont che la francese della Total (l’ad), perché quello delle relazioni istituzionali della Maire Tecnimont è andata a parlare con Cospito, inviandole pure una lettera formale nella quale le si dice che Tecnimont ha dei problemi con Total: nel dettaglio quest’ultima società avrebbe creato dei problemi nell’esecuzione dei lavori per Tempa Rossa, disconoscendo le tempistiche. Per tale ragione le sarebbe stato richiesto un intervento come ministro, per tutelare cioè la Tecnimont (quale Società italiana) di fronte alla Total, anche per quel che riguarda l’impiego di manodopera locale. Ribadisce che nella lettera la Tecnimont evidenzia come la Total tenti di addebitare loro dei ritardi, quando però i ritardi dipendono proprio dalla stessa Total, ovvero dal fatto che quest’ultima non ha onorato gli impegni presi rispetto alle compensazioni con i territori, il che crea problemi anche nel rilascio delle autorizzazioni. Guidi, che continua a rispondere al Gemelli, afferma che non può certo far finta di non aver ricevuto la nota dalla Tecnimont».
Non è finita: «I due continuano a conversare della lettera inviata dalla Tecnimont a proposito delle lamentele per inadempimento contrattuale della Total, contenente espressa richiesta di un intervento da parte del Ministro. Gemelli afferma che lui non vuole saperne nulla di queste cose qua, di non voler sentire di questi discorsi. Riferisce alla compagna che così come lui non le riferisce nulla delle sue aziende così pretende che lei faccia lo stesso».
Quale fosse l’importanza di avere appoggi politici, Gemelli lo spiega bene al dirigente della Total Giuseppe Cobianchi con il quale spera di fare affari. Lo chiama il 28 ottobre 2014: «La disturbavo per sapere se era interessato, siccome c’è un bel convegno a Roma, fatto da Italianieuropei, che lo tiene il ministro dello Sviluppo economico… se lei aveva piacere, le faccio arrivare anche a lei l’invito, perché è una cosa interessante… c’è tutto un ambiente interessante che le può servire, perché c’è il ministro ma poi… siccome è la fondazione Italianieuropei che lo promuove e quindi è D’Alema e company e il sindaco di Bari, più o meno, è messo là, eeh… può essere una cosa interessante. Purtroppo viviamo in Italia, volendo con ciò sottolineare — dicono i poliziotti — come per «sbloccare» la questione sarebbe stato d’obbligo anche l’approccio politico».
Fiorenza Sarzanini
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certo che lo sapeva! ma come fare? TIENE COMPAGNO!!!!! silvana