by Ivan Cavicchi, il manifesto | 27 Aprile 2016 17:31
Il dato più significativo del tredicesimo Rapporto “Osservasalute” è il calo dell’aspettativa di vita, un fenomeno per noi inedito ma tutt’altro che inaspettato. Se cala l’aspettativa di vita è perché molte morti in qualche modo precoci pur essendo evitabili diventano inevitabili. Se aumentano le malattie e se le morti evitabili diventano inevitabili c’è poco da fare si campa di meno. Almeno per i soggetti più deboli. Dietro ai dati di “Osservasalute” vi è la realtà della diseguaglianza. Il calo di anni di vita riguarda soprattutto le parti deboli della società, per esempio gli anziani. Ma perché delle morti evitabili diventano inevitabili ? E’ vero cala il numero medio di anni di vita dei nostri cittadini ma questo avviene perché cala la speranza per molti di noi di vivere più a lungo. La domanda quindi è: perché cala questa speranza? Perché alcuni muoiono più di altri?
La speranza di vita non dipende puramente dal caso o dal destino ma da una serie di fattori compresi tra il patrimonio genetico di ciascuno di noi, l’ambiente in cui viviamo, gli effetti sulla società civile dell’economia, il tipo di welfare sanitario, le politiche per la salute, gli stili di vita.
In questo senso la speranza di vivere è una questione di :1) concrescenza cioè qualcosa che dipende dall’unione o fusione di fattori normalmente separati che influiscono sulla vita delle persone; 2) di coemergenza cioè qualcosa che emerge da un sistema nel senso che il sistema in cui viviamo crea per molti di noi un grado eccessivo di mortalità; 3) consignificanza perché i tanti e diversi fattori hanno tutti sul piano degli esiti lo stesso significato “mortale”.
Il rapporto “Osservasalute” con grande onestà intellettuale (dobbiamo ringraziare Walter Ricciardi e l’università Cattolica per il bel lavoro diagnostico) dice le cose come stanno e che sappiamo tutti. Se mettiamo insieme gli inquinamenti, quindi l’aumento delle malattie soprattutto letali, le politiche di definanziamento della sanità, quindi il taglio alle tutele, i problemi del mercato del lavoro, la mancanza di politiche per la promozione della salute, allora è ovvio che si finisca per campare di meno. Come è possibile tagliare la sanità soprattutto accanendosi contro quei luoghi salva vita definiti ospedali, non difendere i cittadini dalle malattie, condizionare le cure con una medicina sempre più amministrata e campare più a lungo? La sanità è sotto gli standard. Per chi è in salute non è un problema ma per chi è malato ed ha bassi redditi è un problema perché aumenta il suo rischio di non guarire o di non essere curato o di essere curato male.
Davanti ai dati di “Osservasalute” immagino le risposte del governo. Si dirà che non è possibile collegare in modo lineare e meccanico i problemi della sanità con quelli della speranza di vita. Oppure che abbiamo a che fare con una gigantesca complessità per cui è impossibile ricostruire dei nessi di causalità. Fino all’ennesima replica: abbiamo la sanità migliore del mondo. E’ tutto vero. Ma è anche vero che la speranza di vita cala soprattutto per i soggetti deboli, che la sanità è definanziata, che le popolazioni più deboli non sono protette dai rischi, che le malattie gravi aumentano.
Per cui per favore evitiamo di scambiare complessità per inintellegibilità e siccome tutti si ha diritto di vivere il governo ringrazi “Osservasalute” e si faccia un bell’esame di coscienza.
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