Nei mattatoi senza regole
«Siamo incapaci di uccidere gli animali senza farli soffrire. Quando parliamo di uccidere con umanità e dignità ci raccontiamo delle favole». Brigitte Gothière, portavoce di L214 Éthique, è cruda come il video dell’associazione di diritti degli animali che ha scioccato la Francia. Tanto che è intervenuto anche il ministro dell’Agricoltura, Stephane Le Foll, «indignato per queste pratiche intollerabili». Le immagini girate in un macello nei Pirenei ( si possono vedere su Corriere.it ) sono un video dell’orrore: agnelli issati su ganci e sgozzati ancora coscienti, altri picchiati e sbattuti violentemente, mucche appese in pozze di sangue. Non è la prima volta che le associazioni denunciano quanto avviene nei mattatoi, solo che stavolta — forse per un’accresciuta sensibilità collettiva e per la diffusione di stili di vita vegetariani e vegani — l’impatto è stato superiore. Quanto documentato nel mattatoio bio di Mauléon-Licharre mette in discussione l’intera filiera. «L’industria della carne nel suo complesso è sotto accusa». Matteo Cupi è il direttore esecutivo di Animal Equality Italia, che denuncia le condizioni «inimmaginabili» degli animali avviati all’abbattimento. «Sono stressati fin dalla nascita, si feriscono durante l’allevamento e nel trasporto, vengono malmenati e subiscono maltrattamenti e abusi anche nell’istante della loro morte». Secondo gli animalisti il documento francese non è un caso isolato. «Abbiamo filmato sotto copertura in mattatoi di tutto il mondo. Sono pratiche comuni nonostante le leggi che, specie in Europa, tutelano gli animali in macelli e allevamenti».
Nei momenti di forte richiesta i mattatoi si trasformano in «catene di smontaggio» per soddisfare la domanda, e questo porta a comportamenti non etici. Non sempre i maltrattamenti sono dovuti a motivi economici. A volte c’è la formazione inadeguata di chi lavora negli stabilimenti. «I lavoratori sono a contatto ogni giorno con la sofferenza di esseri che vengono mandati a morte. E scaricano la loro frustrazione sugli animali stessi», osserva Cupi, che non vuole che chi lavora nei macelli venga considerato «un sadico aguzzino».
«Basta però con i tentativi di far passare animalisti, vegetariani e vegani come cretini o esaltati», accusa Michela Vittoria Brambilla, fondatrice e presidente della Lega italiana difesa animali e ambiente. «Ho presentato proposte di legge su animali e mattatoi, tra cui una per vietare la macellazione di animali non adulti. I maltrattamenti avvengono sotto gli occhi di Asl che fingono di non vedere o effettuano controlli superficiali», aggiunge la presidente della commissione bicamerale Infanzia.
«Le vittime siamo noi». François Tomei, direttore di Assocarni, non ci sta a finire sul banco degli imputati. «Quelle immagini hanno disgustato tutte le persone che lavorano nel settore». E hanno una causa precisa: «I piccoli mattatoi pubblici dati in gestione ai privati. Questi episodi intollerabili non sono riconducibili ai macelli industriali, ma ai “piccoli macelli di paese”. In maggioranza il mancato rispetto delle norme avviene in strutture che macellano meno di 30 capi al giorno». In Italia ci sono circa 1.500 macelli, più 200 solo di polli. «In altri Paesi europei sono al massimo 200, in Olanda 20», spiega Tomei. «I piccoli macelli non possono investire e fare formazione del personale. C’è un mondo industriale in Italia che rispetta le regole. Prevale l’idea che “piccolo è bello e grande è male”. Ma nel settore della carne non è così».
Le associazioni a difesa degli animali, come Compassion in World Farming (Ciwf), ammettono che è difficile dare una valutazione complessiva dei macelli in Italia. «Sono state documentate gravi violazioni — chiarisce Annamaria Pisapia, direttrice della sezione italiana di Ciwf — e ci sono dubbi sul rispetto complessivo della legislazione di protezione degli animali in fase di abbattimento. Come ha evidenziato nel 2014 l’indagine del Food and Veterinary Office della Commissione europea in due regioni, specie nell’abbattimento di polli. C’è attenzione sugli animali più grandi e si dimentica che nel 2015 in Italia sono stati uccisi oltre 500 milioni di polli. E spesso con loro lo stordimento obbligatorio prima dell’abbattimento non funziona».
A volte gli animali ottengono giustizia. Lo scorso giugno la Cassazione ha confermato la condanna di sei addetti di un mattatoio del Cuneese. Nel 2006 una mucca non più in grado di camminare venne spinta sul pavimento con la pala di un trattore, trascinata, picchiata, calpestata sulle mammelle, pungolata con un bastone elettrico, fatta rotolare nel camion. Il video (su YouTube) lascia senza fiato. Le condanne? Sei mesi di reclusione e 9 mila euro di multa.
Paolo Virtuani
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