L’ultimo brindisi per Casaleggio

L’ultimo brindisi per Casaleggio

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L’impressione è che questa morte improvvisa nell’immediato potrebbe anche rinforzare un movimento che miracolosamente riesce ancora a tenere insieme persone diversissime tra loro. Beppe Grillo, visibilmente provato per la scomparsa dell’amico, suona la carica sul blog: “Non molleremo, perché è difficile vincere con chi non si arrende mai”

MILANO Non è sempre così, ma può accadere. A volte si ha la sensazione che un morto possa continuare ad agire anche più di un vivo. Non tutte le morti sono inutili. Forse è solo una sensazione a caldo, qui in piazza Santa Maria delle Grazie, sotto un sole accecante che non lascia ombre né dubbi. Certo, dietro le quinte potrà succedere di tutto. L’alchimia che tiene insieme il Movimento 5 Stelle già ribolle di dietrologie che arrovellano gli analisti di professione. Gli stessi che in tre anni non ne hanno azzeccata una sulla forza scatenata da Gianroberto Casaleggio e Beppe Grillo. Ce la faranno? O è l’inizio della fine? E Di Maio, Fico, Di Battista: chi farà fuori chi?

Mescolandosi tra le centinaia di persone accalcate alle transenne che blindano la basilica, l’impressione è che siano questioni già superate dai fatti. Si va avanti, ci credono. Sono addolorati, hanno gli occhi ludici, ma adesso vogliono vincere. Non sono solo militanti, però tutti credono di partecipare davvero a qualche cosa di diverso. Nella vita probabilmente non si saluterebbero nemmeno, visto da vicino il mitico “popolo” è così: indecifrabile, complicato da rappresentare. Non sono comparse raccogliticce radunate per omaggiare un apparato che ha bisogno di officiare un rito, sono persone diverse tra loro convenute per ringraziare alcuni politici di professione. Viene da chiedersi come sia possibile tenerle insieme e forse bisognerà ragionare a lungo anche su questa strana piazza, una piccola piazza, che attende un feretro per salutare una persona intravista a mala pena un paio di volte nella vita (e in tv) – un guru, un pazzo, un visionario, un genio, si è detto e scritto di tutto. Era un uomo politico. Adesso, e lo si capisce anche dall’ipocrisia di chi da morto gli sta rendendo omaggio, potrebbe diventare un simbolo potente.

Di fianco al Cenacolo, arrampicato sul cancello, un uomo esibisce l’unico striscione permesso: “Realizzeremo noi il tuo sogno”. Racconta che nel ’68 aveva 18 anni e ripensandoci gli dispiace di non aver frequentato molto le piazze, “purtroppo ero in una scuola di destra”. Il suo interlocutore, che potrebbe essere suo padre, gli fa notare che lui stava dall’altra parte. Si sorridono. L’attesa ovunque stimola la conversazione. Lo scettico suggerisce prudenza: “Speriamo che continuino così, sono giovani e non hanno ancora visto la marmellata”. La tesi non convince: “Guarda che la marmellata l’hanno già vista e l’hanno restituita”. Sarà, abbozza. Mettete di fianco un finto giovane con il codino e la t-shirt sgualcita di Iggy Pop e un uomo con il giubbotto di pelle delle frecce tricolori e gli occhiali a specchio. La comunanza nel cordoglio spinge alla confessione un vecchio professore di liceo che ritrova un suo ex allievo: “Non mi vergogno a dirlo, ero del Pd ma adesso ho ripreso a fare politica con i cinque stelle e mi sento purificato da quello schifo” (sono fischi per Emanuele Fiano e Lorenzo Guerini del Pd quando, per dovere, sgusciano nella basilica). Un ragazzo con l’aria da centro sociale stringe un girasole, con l’altra mano tiene a bada un molosso che abbaia spaventato: “Piantala, stai seduto, qui non ci sono leghisti e nemmeno forzaitalioti”. Il prototipo del vecchio commendatore bon vivant con la spilletta del club al bavero si avvicina a un neonato, e si commuove: “Siamo qui per lui”.

Semplificando, e di molto, piazza Santa Maria delle Grazie si auto rappresenta limpidamente solo quando dalla basilica esce la bara con dentro Casaleggio. L’urlo liberatorio è quasi minaccioso: “Onestà! Onestà!”. La cantilena impressiona, l’obiezione sorge spontanea. Non basta l’onestà per fare la rivoluzione, eppure, anche se può dispiacere, oggi non c’è forza politica titolata a dare lezioni a una piazza come questa. Il corteo di amici, familiari e parlamentari che accompagna il feretro è costretto a una passerella per salutare la folla. Di Battista e Di Maio si abbracciano, al di là delle transenne si incrociano sguardi pesanti. Sono promesse da mantenere. Beppe Grillo è il meno disposto a concedersi, se ne va. Sente sulle spalle il peso del momento, non potrà più tirarsi indietro. Né lui né Dario Fo hanno preso la parola durante la commemorazione funebre. E’ stato un rito breve, intimo, con poche parole affettuose pronunciate dai due figli di Casaleggio, Davide, il più grande, l’uomo con cui il M5S è costretto a trovare una mediazione per continuare, e il piccolo di appena dieci anni. Grillo ha salutato l’amico con un post invitando tutti a rendergli omaggio, in sostanza ha detto ciò che la “piazza” vuole sentirsi dire: “Quello che ci hai lasciato lo metteremo a frutto e, come ci hai insegnato tu, non molleremo! Perché è difficile vincere con chi non si arrende mai”.

Subito dopo il funerale, il “direttorio” del Movimento 5 Stelle, con il figlio Davide, si è concesso una bicchierata alcolica nel vicino bar Magenta: “Lui avrebbe voluto così, ci aveva detto di fare un brindisi in suo onore”.



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