Idomeni, lacrimogeni sui profughi
Una giornata di scontri e lacrimogeni, di proiettili di gomma, di bambini e mamme in fuga tra i campi per evitare i gas sparati dagli agenti: almeno 260 profughi ospitati nel campo di Idomeni, al confine tra Grecia e Macedonia, sono stati curati dai Medici senza frontiere dopo aver tentato disperatamente e inutilmente di oltrepassare la barriera di acciaio protetta dalla polizia macedone. Volevano proseguire il viaggio verso il Nord Europa, sono finiti male: sei ricoverati in ospedale, duecento intossicati dai lacrimogeni e una sessantina di feriti e contusi, una metà dei quali «colpiti da proiettili di gomma».
La situazione nel grande campo di Idomeni – che ospita undicimila persone – è precipitata in mattinata dopo che cinque rappresentanti dei migranti hanno raggiunto i poliziotti macedoni al confine chiedendo se fosse vero che la Macedonia avrebbe riaperto temporaneamente il confine, come facevano credere i volantini distribuiti nel campo invitando a rimettersi in marcia ieri mattina. Al “no” senza tentennamenti dei poliziotti, un’onda di centinaia di persone – tra cui decine di bambini – ha tentato di forzare il confine, scatenando la repressione della polizia macedone davanti agli occhi dei colleghi greci, che hanno osservato senza intervenire. Più tardi il governo greco ha definito «pericoloso e deplorevole l’uso indiscriminato di agenti chimici, proiettili di gomma e granate stordenti contro persone vulnerabili». Il gas ha raggiunto anche il campo, costringendo famiglie intere a scappare mentre alcuni dei profughi respinti lanciavano pietre agli agenti oltre la recinzione.
E mentre l’Europa si lacera tra la necessità di far fronte alla crisi dei migranti e il dolore per i confini chiusi e per gli effetti dell’accordo sui rimpatri con la Turchia, in Italia divampa la polemica per un post scritto ieri da Matteo Salvini su Facebook: «Mattarella al Vinitaly», scrive, ha detto che «il destino dell’Italia è legato al superamento delle frontiere e non al loro ripristino. Come a dire avanti tutti, in Italia può entrare chiunque… Se lo ha detto da sobrio, un solo commento: complice e venduto». Unanime la condanna per «espressioni vergognose e inaccettabili che si configurano come vilipendio», come le bolla Matteo Colannino (Pd). Senza contare che Salvini stavolta ha preso letteralmente fischi per fiaschi: al Vinitaly il presidente parlava al mondo del vino delle assurde barriere che ancora limitano il commercio estero delle nostre preziose Doc e Docg, non dei migranti che ossessionano la Lega. «È ora che #Salvini impari a rispettare la frontiera che separa la politica dall’insulto», twitta il presidente del Senato Pietro Grasso. E la presidente della Camera, Laura Boldrini, offre solidarietà al Presidente «oggetto di un attacco scomposto e rozzo. Un tema così complesso non può essere affrontato attraverso semplificazioni o slogan, o peggio ancora con gli insulti ».
Related Articles
E’ in Palestina la Carovana italiana del Contratto mondiale sull’acqua
Bambino palestinese si disseta a una cisterna – Foto: ©Ewash
E’ arrivata nella Valle del Giordano la Carovana dell’acqua, iniziativa promossa dal Comitato italiano per il contratto mondiale sull’acqua con l’obiettivo di verificare l’accesso alle risorse idriche per palestinesi dei Territori occupati da Israele. La Carovana, che è giunta alla sua quinta edizione e negli anni scorsi ha realizzato missioni analoghe in Bosnia, America Centrale e Kurdistan, ha constatato la drammaticità della situazione, testimoniata anche da diversi documenti internazionali, tra cui uno specifico rapporto di Amnesty International del 2009.
I clandestini della rivolta assolti per «legittima difesa»