Cgil, rush finale verso il Sì: «Per rilanciare le rinnovabili»
Stefania Crogi (Flai): «Pensiamo anche all’occupazione dei pescatori». Maurizio Landini (Fiom) e Domenico Pantaleo (Flc): «Investiamo nelle energie alternative, i posti di lavoro arriveranno»
Cgil al rush finale per lo sforzo sul referendum di domani sulle trivelle, e il bilancio è decisamente pro-Sì. Nonostante rimangano schierati per il No/astensione, come abbiamo già scritto più volte, i petrolchimici della Filctem. Da segnalare l’appello per il Sì di 186 sindacalisti dell’Emilia Romagna, significativo perché la regione, in particolare nel territorio di Ravenna, è ricca di stabilimenti che fanno capo ai big del fossile, da Eni in giù.
«Come sindacalisti – scrivono i 186 rappresentanti della Cgil – siamo convinti della necessità e dell’urgenza della transizione a un nuovo modello energetico, democratico e decentrato, 100% efficienza energetica e rinnovabili, grande opportunità di crescita economica e di nuova e qualificata occupazione per il nostro paese».
«Le trivellazioni, il petrolio, le fonti fossili – proseguono i sindacalisti emiliano-romagnoli – rappresentano un passato fatto di inquinamento, dipendenza energetica, interessi e pressioni decisionali delle lobby, conflitti, devastazione ambientale e della salute, cambiamenti climatici. Noi vogliamo un futuro basato sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili distribuite, un’economia sostenibile e equa, la piena occupazione e la democrazia partecipativa».
Nei giorni scorsi la segreteria nazionale Cgil, guidata da Susanna Camusso, ha invitato i cittadini (dai lavoratori ai pensionati) a recarsi alle urne, comunque la pensino. Messaggio che si contrappone a quelli del premier Matteo Renzi e del Presidente emerito Giorgio Napolitano, che invece hanno difeso le ragioni dell’astensione. La Cgil ha deciso di non fare una sintesi al suo interno per pronunciarsi a favore del Sì o del No – visto che la Filctem mette in guardia rispetto all’occupazione legata alle estrazioni gas/petrolifere – ma nell’ultimo mese tanti iscritti, segretari e delegati hanno lavorato per la vittoria del Sì.
La mobilitazione è partita da Simona Fabiani, del Dipartimento Ambiente della Cgil nazionale, che ha raccolto le firme di centinaia di segretari e quadri di tutta Italia, favorevoli al Sì. Appello che «nelle ultime settimane – dice Fabiani – è arrivato almeno a 700 firme».
Un’intera categoria, quella dei metalmeccanici Fiom, è fan della prima ora del Sì, essendo entrata nel comitato promotore del referendum. «Si sono dette molte bugie sul fatto che questo referendum sia contro l’occupazione», ha detto il segretario Maurizio Landini. «Negli anni passati si era arrivati a 20 mila posti di lavoro nelle energie alternative, ma con le politiche del governo si sono dimezzati. Il voto del 17 aprile non è risolutivo ma pone un tema: o si fa una riconversione ecologica del sistema produttivo ed economico o noi non ne veniamo fuori».
La Flai (agroindustria) non ha preso posizioni univoche ufficiali, ma la segretaria Stefania Crogi assicura che «la scelta del Sì è ampiamente condivisa in tutta la segreteria e nella categoria». Crogi pone il problema dei lavoratori della pesca: «In tutte le località in cui si trovano le trivelle, in particolare sulle coste adriatiche, la fauna ittica è meno presente, perché disturbata dal rumore e dall’inquinamento. Il salario dei pescatori non è fisso, ma è calcolato sulla cosiddetta “parte”, ovvero in base al pescato. Dobbiamo comunque andare a votare, per tutelare l’istituto del referendum, e io scelgo il Sì. Per l’ambiente, per andare verso il rinnovabile, e per i pescatori».
Invita «innanzitutto a recarsi alle urne» Domenico Pantaleo, segretario dellaFlc (scuola, università, ricerca): «Il voto è un dovere civico, importante per la partecipazione dei cittadini. Io voterò sì per l’ambiente, per la mia Puglia, perché credo sia possibile costruire un’occupazione diversa. Il turismo, la ricerca e le energie rinnovabili: capisco le preoccupazioni per i posti legati al fossile, e le rispetto, ma se prepariamo una transizione con i dovuti investimenti, potremo riconvertirli». Secondo Pantaleo, «questa opinione è condivisa nella scuola, dove si educa all’ambiente, e nella ricerca. Ricordo che al referendum sul nucleare gran parte dei ricercatori del Cnr, nonostante fosse coinvolto il quel tipo di energia, si pronunciò per il suo abbandono».
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