Morti in ospedale libera l’infermiera “Finalmente giustizia”

Morti in ospedale libera l’infermiera “Finalmente giustizia”

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È uscita dal carcere Don Bosco di Pisa verso 17.45. Sguardo dritto, quasi impettita, in una mano una sigaretta, nell’altra il sacco con le sue cose. Si è velocemente infilata nella Panda blu del figlio che la stava aspettando. «Il Tribunale del riesame annulla l’ordinanza di arresto del Gip di Livorno e ordina l’immediata scarcerazione di Bonino Fausta». Poche parole ma ancora nessuna motivazione per ridare la libertà all’infermiera accusata di aver ucciso con dosi eccessive di eparina 13 pazienti dell’ospedale di Piombino tra il 2014 e il 2015. E lei con il suo avvocato Cesarina Barghini si è lasciata andare: «La giustizia ha finalmente iniziato a fare il suo corso, a funzionare. Tre settimane di carcere mi hanno molto provato, ma voglio tornare a fare la mia vita a Piombino. Ringrazio il mio avvocato per quello che ha fatto». Quando verso le 19.20 Fausta Bonino ha salito insieme alla sua legale, al marito e al figlio le scale della palazzina dove abita, i vicini sono usciti, hanno festeggiato il suo ritorno. Sono arrivati alcuni amici per abbracciarla. «Sapevamo che era innocente».

Adesso Fausta Bonino cercherà di riprendere la sua vita di tutti i giorni. Probabilmente però non tornerà a lavorare. Quando è stata arrestata, il 30 marzo, è scattata la sospensione automatica prevista dal contratto. Ora quel provvedimento decadrà insieme alla decisione del tribunale del riesame e la Asl dovrà decidere cosa fare. Forse deciderà di sospenderla di nuovo, intanto le darà delle ferie obbligatorie.

«Ancora non sono note le motivazioni del Tribunale del riesame — dice l’avvocato Barghini — ma molto probabilmente hanno a che fare con gli indizi, giudicati mancanti o comunque carenti. Non avevamo dubbi su questo provvedimento, perché l’ordinanza era debolissima. Non solo non è lei la colpevole, ma a questo punto non sono nemmeno convinta che ci sia un assassino». L’avvocato annuncia che andranno avanti le indagini difensive, con le quali si cercherà di dimostrare l’innocenza dell’infermiera. «Ora qualcuno dovrà pagare per questa ingiusta detenzione, per l’arresto che non aveva motivo di essere — ha detto ancora Barghini — Comunque sono soddisfatta perché in questo modo sarà più facile per la mia assistita affrontare quello che la aspetta ». L’indagine infatti comunque andrà avanti. In questi giorni i Nas stanno sentendo ancora decine di persone e si valuta se inserire casi nuovi tra quelli contestati all’infermiera.

Il colpo per la procura, il gip e i Nas di Livorno è pesante. Arriva il giorno dopo la relazione della commissione del Rischio clinico della Toscana sulla vicenda. Gli esperti avevano rilevato come «purtroppo c’è stata la verosimile somministrazione abnorme di eparina che ha rappresentato la causa di morte ». Un parere medico a sostegno di chi indaga, in particolareriguardo alle 8 morti del 2014, per le quali non esistono esami del sangue che provino l’uso del farmaco. Quell’anno nessuno si accorse di niente in ospedale, cosa ricordata nella stessa relazione. «I casi di scoagulazione dovevano attirare l’attenzione almeno sin dal novembre del 2014 innescando degli approfondimenti ». E invece l’allarme è scattato solo dopo il caso del 9 gennaio 2015.



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