L’onda blu arriva a piazza del Popolo
L’ultima spinta alla consultazione popolare del 17 aprile sarà del colore del mare. Il Comitato nazionale Vota sì per fermare le trivelle e il Comitato delle Regioni chiudono la campagna referendaria a Roma, in Piazza del Popolo, con un flash mob. Per l’occasione lanciano l’hastag #SipuòFare che vuole essere «anche l’augurio a tutti noi, e al nostro Paese, di raggiungere il quorum». Da «onda nera», quella del greggio, con cui era stata avviata la campagna per il voto al Pantheon, ai teli blu che da stamattina sventoleranno sotto la statua del Nettuno.
L’appuntamento è per le 10, per «organizzarsi al meglio» e il clou delle iniziative è alle 11. «Invitiamo tutti a portare un qualsiasi indumento blu e a lasciare a casa le bandiere delle proprie organizzazioni». A seguire incontro stampa, con la partecipazione di rappresentanti della pesca, del turismo, delle rinnovabili, ricercatori, scienziati, intellettuali. Per ribadire che le trivelle sono non sicure, soprattutto in un bacino chiuso come il Mediterraneo, e che sono… inutili. «Perché gli idrocarburi di cui stiamo parlando, cioè quelli che verrebbero interessati dagli esiti referendari, assicurano l’1% del fabbisogno nazionale di petrolio e il 3% di gas. Quindi, sostanzialmente: nulla».
«Ci raduneremo – spiega Maria Maranò, coordinatrice del Comitato per il sì – e mostreremo a tutti le tinte dell’onda referendaria… Abbiamo avuto poco tempo e tanti ostacoli. C’è stato l’odioso appello all’astensione di Renzi e dei suoi». E c’è il giro di interessi e di affari attorno alle grandi opere e alle nuove concessioni di gas e petrolio nel Belpaese. E le inchieste che hanno coinvolto membri del governo – tra cui l’ex ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi – nello scandalo legato ai pozzi e ai centri oli in Basilicata. «E’ stata una campagna complicata e complessa – riprende Maranò -. Ma si può fare. Molto dipende anche da questi ultimi giorni. Ogni voto è prezioso». L’invito quindi è alla mobilitazione, «a telefonare, andare a prendere i conoscenti a casa, aiutare a raggiungere i seggi», possibilmente votando «la mattina presto» in modo da motivare i più indecisi con il dato dell’affluenza. Però nonostante le difficoltà «tanti cittadini hanno fatto la propria campagna referendaria stampandosi i volantini a casa – conclude Maranò -. Quindi un successo è stato già far diventare quest’occasione un luogo di dibattito per scelte importanti, realizzando anche moltissima alfabetizzazione sui temi energetici».
A lanciare la volata verso il referendum anche le Regioni, le 9 che lo hanno promosso, i cui rappresentanti ieri si sono ritrovati nella sede romana del Veneto. «Abbiamo già vinto una sfida – ha esordito Piero Lacorazza, presidente del Consiglio regionale della Basilicata -: nel nostro Paese finalmente si parla di petrolio e di gas e dei loro rischi..». Qualche dato: «Sono 50mila i volontari che hanno preso parte alla campagna; 50mila gli studenti fuori sede che hanno chiesto di votare». «Recarsi alle urne – è stato ancora evidenziato – è una questione di democrazia non solo perché il referendum è l’unico strumento di partecipazione diretta alla vita politica che la Costituzione riserva ai cittadini, ma perché questo interviene su una tematica importantissima: la difesa dei nostri territori. E’ una grandiosa opportunità per chiedere al governo un nuovo piano energetico, non più basato sulle fonti fossili e sul loro sfruttamento intensivo, e una conversione green dell’economia».
Francesco Emilio Borrelli, consigliere regionale delegato della Campania: «Dobbiamo tornare a pensare al nostro Paese. Oggi i Consigli regionali hanno la forza e il coraggio di difendere uno dei beni più preziosi dell’Italia: il mare». E Michele Emiliano, presidente della Puglia: «Del quesito referendario sul quale andremo a votare è stato detto che è inutile e superfluo – ha ricordato –. Io ringrazio il presidente della Corte costituzionale che ha affermato che il voto è un dovere». Da ieri, per la chiusura della campagna, concerti e manifestazioni in molte piazze d’Italia. Artisti e musicisti in campo: ci mettono la faccia. «Da adesso in poi tutto può succedere».
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