In alto i calici delle regioni No Triv

by Ernesto Milanesi, il manifesto | 13 Aprile 2016 9:17

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VERONA Un eloquente brindisi dalla vetrina di Vinitaly 2016 alla fiera di Verona. Luca Zaia e Michele Emiliano alzano insieme il calice per il referendum di domenica. Il governatore leghista e il collega democrat spiegano a beneficio delle telecamere e di Renzi: «Sulle trivelle prima della politica vengono i cittadini: siamo qui a combattere e chiedere ai cittadini di andare alle urne. E per quanto ci riguarda, in Veneto e Puglia, di votare sì al quesito sottoposto alla volontà popolare».

Coerenza politica, al di là dell’appartenenza. Esplicito impegno, non solo di facciata. Emiliano è salito a Nord Est con una fitta agenda di incontri: da San Donà di Piave fino a Venezia con i consiglieri regionali Antonio Guadagnini (Siamo Veneto) e Graziano Azzalin (Pd). Ogni volta rispolverando la storia delle trivellazioni in mare che risale al 2012: «Il governo dell’epoca dichiarò che non si sarebbe più trivellato nelle 12 miglia. Però con una clausola: il divieto non valeva per le procedure in corso. Ma il governo Renzi approva lo Sblocca Italia e viene dato nuovo impulso a quelle ricerche di petrolio».

Chiara e netta la posizione della Lega in Veneto. Fin dalla metà di marzo Zaia aveva scandito dagli schermi di Rete Veneta: «Le trivelle, davanti alle nostre coste, proprio non le vogliamo. Chi lavora nelle piattaforme può trovare ottime alternative nell’industria del turismo, che è la nostra principale risorsa». Se davvero il “popolo di San Marco” seguirà il suo lìder maximo, potrebbe ripetersi l’originario cataclisma all’epoca dei referendum di Mariotto Segni, replicato nel 2011 sul nucleare. Tanto più che il tam tam che ha messo nel mirino il governo Renzi sconfina dai salotti buoni di Confindustria ai “grillini” della prima ora, dai circoli della destra impenitente al mondo degli scout e alle stesse parrocchie.

Il referendum, invece, agita ulteriormente il mare in tempesta del Pd veneto, che ancora deve riprendersi dal doppio clamoroso flop di Alessandra Moretti alle Regionali e Felice Casson al ballottaggio di Venezia. Così l’ultimo summit ha deciso che il “congresso regionale straordinario” slitta… al 7 luglio e nessuno può governare le faide innescate a livello locale.

Renziani Dop, ex Popolari e vecchi ulivisti si trincerano dietro l’astensionismo più o meno esplicito. Con significative eccezioni: «Siamo il Pd, abbiamo inserito in Costituzione il referendum propositivo. Come facciamo ora a dire alla gente di non andare a votare?» afferma la senatrice Laura Puppato. E ha già dichiarato il suo «sì» perfino Gianpiero Dalla Zuanna, ordinario dell’università di Padova, eletto parlamentare con Scelta Civica e rientrato fra i catto-dem per dar battaglia sulle unioni civili.

Un bel rebus nell’ex “ditta” della Quercia. Davide Zoggia, ex braccio destro di Bersani quand’era al vertice del Nazareno, lancia un esplicito appello in due tempi: «Portare la maggior parte di persone ai seggi per raggiungere il primo obiettivo, il quorum. Il secondo passo è spiegare l’importanza di votare sì. La consultazione non è nata contro qualcuno o contro il governo, ma è legata al merito della questione». Difficile immaginare che sia la linea condivisa da Flavio Zanonato, ex ministro dello sviluppo economico, che lo staff di Bruxelles accredita di un «no» in perfetta e fraterna sintonia con il figlio del benzinaio di Bettola.

In Veneto la campagna referendaria proseguirà fino all’ultimo momento. La Pastorale sociale di Vicenza ha pubblicato quattro pagine di informazioni tutt’altro che tecniche, mentre a Treviso la Loggia dei cavalieri ha ospitato la manifestazione con Serena Pellegrino, deputata di Sinistra Italiana, e Andrea Zanoni, consigliere regionale Pd. In Polesine si è mobilitata ufficialmente buona parte di dirigenti, amministratori e iscritti. A Verona scatta la rincorsa della “sinistra possibile” anche in vista del tramonto di Flavio Tosi.

Di trivelle, comunque, il Veneto non ne vuol sapere. C’era l’incubo delle piattaforme annunciate dalla Croazia nell’Alto Adriatico, per cui il nuovo premier Tim Oreskovic ha da poco annunciato la moratoria.

Tuttavia sulle colline del Montello è partita da un paio di mesi l’estrazione del gas: si tratta del pozzo Sant’Andrea 1 in zona Foscarini nell’area industriale a Bidasio di Nervesa della Battaglia (Treviso). Perforato già dal 2013, ora spilla 50 mila metri cubi di metano al giorno. Produzione a cura di Apennine Energy, società del gruppo britannico Sound Oil, in convenzione con il Comune che otterrà così 270 mila euro destinati alla nuova scuola media. E a Cascina Daga era stato autorizzato un secondo pozzo, che si è rivelato poco “ricco” ed è stato abbandonato a luglio. Il gas di Marca verrà venduto a Snam, che ha collegato la rete al pozzo di Bidasio. Operazione possibile con il via libera del ministero dello Sviluppo economico e, di conseguenza, della Regione.

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