Da Rio a San Paolo, il Brasile è in piazza

Da Rio a San Paolo, il Brasile è in piazza

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RIO DE JANEIRO Luiz Inácio Lula da Silva da ex presidente a ministro di Dilma Rousseff, ma la nomina scatena una guerra giuridica e spacca il Brasile in due. Pochi minuti dopo la cerimonia di insediamento, ieri mattina, un giudice annulla il decreto. Il governo fa a sua volta ricorso e ora si aspetta la decisione finale della Corte suprema. Il tutto in un clima di forti tensioni. Durante la cerimonia, lasciando impietriti Lula e Dilma, un deputato d’opposizione urla «Vergogna, vergogna!» dalla tribuna e viene portato via dai commessi. Fuori, nel grande piazzale davanti al palazzo presidenziale di Brasilia, migliaia di manifestanti di parti opposte urlano slogan contro e a favore del governo. Lo stesso a San Paolo e Rio, dove la gente era scesa in piazza nella notte di mercoledì, quando le tv hanno mandato in onda alcune intercettazioni compromettenti, e ha ricominciato ieri mattina.

Per il Brasile sono ore senza precedenti. Nemmeno l’uscita dalla dittatura o l’ impeachment di Fernando Collor, tra gli anni 80 e 90, avevano scaldato così tanto gli animi e portato tanta gente nelle strade. Con la differenza che qui si rischia un lungo stallo, in un Paese già colpito da una dura recessione.

Il nodo è sempre Lula. Il leader storico della sinistra brasiliana è stato nominato ministro soprattutto per sfuggire alle Procure che indagano su episodi di corruzione e per evitargli l’onta di un arresto? L’opposizione e gran parte dell’opinione pubblica pensano che sia così. Il giudice Sergio Moro, coordinatore della Mani Pulite brasiliana, con una mossa spericolata e polemica mette in circolazione una serie di intercettazioni telefoniche che lo proverebbero. Scatenando l’ira della presidente: «È stata violata la Costituzione per fini oscuri ma questi metodi golpisti non mi faranno fare un passo indietro — tuona la Rousseff durante la cerimonia di insediamento di Lula —. Apriremo un’inchiesta per stabilire chi ha autorizzato l’intercettazione, chi l’ha resa pubblica ed i motivi per cui è stata resa pubblica».

In una telefonata Dilma e Lula parlano proprio del decreto di nomina e dell’urgenza di far avere al neoministro un pezzo di carta «in caso di necessità». Intanto la militanza vicina al governo scandaglia Facebook per scoprire che il giudice Itagiba Preta Neto, quello che ha sospeso la nomina di Lula, non è esattamente un modello di imparzialità. Ha partecipato alle marce per l’allontanamento di Dilma, e ha pure scattato «selfies» con parenti e amici. Golpe è ancora il termine usato dal governo sul processo di impeachment contro la Rousseff, già aperto al Congresso.

Secondo la magistratura, compatta nel respingere gli attacchi di Lula e Dilma, le intercettazioni mostrerebbero in modo chiaro che esiste un tentativo di ostruire le indagini, sia attraverso pressioni su giudici e istituzioni amiche («bella riconoscenza», dice Lula sul procuratore generale da lui nominato), sia e soprattutto con la decisione di creare un dicastero che ha il volto di un salvacondotto.

Rocco Cotroneo



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