by Guido Caldiron, il manifesto | 2 Marzo 2016 10:44
La kermesse della nuova destra europea che si è svolta recentemente a Milano ha ribadito la centralità dell’alleanza tra la Lega Nord e il Front National francese nella strategia di conquista dei populismi xenofobi. Malgrado il Carroccio abbia rappresentato da sempre il principale «imprenditore politico dell’intolleranza» del nostro paese, l’orizzonte delineato da Matteo Salvini rappresenta da questo punto di vista una svolta significativa. Dalla piccola patria dei produttori del nord, camuffata nell’invenzione identitaria della «Padania», e dal federalismo egoista evocato per rispondere alle sfide della globalizzazione, la Lega ha infatti finito per definirsi di recente come un «partito della crisi», una sorta di nuova destra nazionale capace di raccogliere gli orfani del postfascismo come i «fascisti del terzo millennio» e, soprattutto, gli umori peggiori che si producono nella società in questa fase di insicurezza. Questo a livello internazionale si è tradotto nell’abbraccio fatale con i protagonisti dell’onda nera che spaventa l’Europa: gli eredi di Haider, i «cacciatori» di musulmani dell’olandese Wilders.Il risultato rappresenta per molti versi la definizione di uno spazio inedito per la politica italiana, una sorta di mondo nuovo, per quanto lo si possa pensare «vecchio dentro», cui sono state dedicate fino ad ora poche analisi approfondite, e talvolta anche smaccatamente agiografiche nei confronti di Salvini. Un deficit di riflessione che Valerio Renzi, redattore di dinamopress.it e già collaboratore di queste pagine, ha iniziato a colmare grazie ad una prima significativa istantanea del fenomeno contenuta nel suo La politica della ruspa (pp. 156, euro 14), pubblicato dalle Edizioni Alegre.
Osservatore dei fenomeni legati alla destra politica come all’estremismo neofascista, l’autore indaga il profilo della nuova Lega come il contesto nel quale questa trasformazione sta avendo luogo. «Gli slogan di Salvini — sottolinea Renzi -, non vengono dal laptop di qualche pubblicitario senza scrupoli, ma sono inseriti nella storia delle idee delle destre radicali in Italia e in Europa». Se la «ruspa» è metafora della radicalizzazione in senso politico e sociale di un partito che era ridotto fino a pochi anni fa ai minimi termini a causa degli scandali interni scoppiati dopo un’occupazione prolungata dei palazzi del potere di «Roma ladrona», l’orizzonte in cui il successore di Umberto Bossi iscrive la sua azione è perciò quello di un’Europa in cui le nuove destre si candidano ad offrire rappresentanza agli sconfitti della crisi o a coloro che temono di perdere il proprio status mano a mano che si avvicinano agli «ultimi» nella scala sociale o nella rappresentazione pubblica: i rifugiati, gli immigrati, i rom.
Dopo la fine del ventennio berlusconiano, Salvini non si limita però a colmare lo spazio politico rimasto vuoto, imprimendo un’ulteriore accellerazione in senso radicale alla Lega sul terreno delle campagne anti-immigrati, come della politica da far west in materia di «sicurezza» e «autodifesa» dei cittadini, o schierandosi contro la legge sulle unioni civili o a difesa di presunti, e bizzarri, simboli delle «radici cristiane» del paese, come sarebbero, a suo dire, i presepi. Divenuto il nuovo leader, in pectore, della destra italiana, il segretario leghista tenta di estendere e dilatare i confini di quest’ultima pescando nella delusione, nel malcontento e nella rabbia che anni di dure politiche di austerity, smentite da uno storytelling di palazzo all’insegna di una visione edulcorata della realtà, hanno reso via via sempre più diffuse. «I moderati? Si sono semplicemente rotti le palle» ama ripetere Salvini inquadrando con una delle sue ripetute formulette lessicali, rozze ma sinistramente efficaci, quello che è però un dato di fatto: l’impoverimento e la radicalizzazione di quel ceto medio, la cui caduta rappresenta una degli esiti più inquietanti e gravidi di conseguenze della crisi europea.
Il bel libro di Valerio Renzi offre tutti gli elementi per comprendere quanto è accaduto fin qui, contribuendo anche a spogliare «l’ideologia della ruspa, ammantata di buon senso o rozzi slogan a seconda delle occasioni, per mettere a nudo la violenza che porta con sé». Con la consapevolezza, più volte ribadita dall’autore che «a determinare gli esiti della corsa di Salvini», saranno anche gli «anticorpi che la società saprà sviluppare rispetto al discorso neorazzista e alle alternative che sarà in grado di immaginare rispetto al disegno dell’Europa neoliberale e delle politiche renziane». Capire, perciò, per meglio difendersi.
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