L’Irlanda cerca un governo

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E’ stato definito un risultato “spagnolo”. Le elezioni nella Repubblica d’Irlanda hanno sicuramente dato uno scossone all’establishment e confermato che nell’isola verde qualcosa sta cambiando. Lentamente, come sostiene Gene Kerrigan dell’Irish Independent, ma il cambio è evidente. Bocciata senza ombra di dubbio la coalizione al governo Fine Gael e Labour Party. I due ex partner hanno perso in maniera consistente sia in termini di voti e seggi (insieme nel 2011 avevano 99 deputati, oggi ne hanno 57) che in termini di ideologia o progetto politico.

La propaganda pre-elettorale del governo uscente (questa elezione è la scelta tra stabilità o caos) è stata sconfitta. Gli elettori irlandesi non solo non hanno creduto che la vecchia coalizione avesse a che fare con la stabilità (economica in primis), ma hanno bocciato la politica di questi ultimi cinque anni, fatta di tagli a servizi pubblici basici come la sanità e l’educazione e della promozione di lavoro mal pagato (i ribattezzati McJobs) che ha significato un aumento nel numero dei senza casa e delle mense dei poveri.

Gli irlandesi hanno detto no a questa politica ma non hanno trovato in nessuna delle opposizioni un’alternativa tanto convincente da convogliare su di essa la maggioranza dei voti. Così hanno votato in maniera dispersa, come sottolinea ancora Kerrigan. Hanno votato per il Fianna Fail, che era stato il grande escluso, tra i partiti tradizionali, alle precedenti elezioni. Però se il partito di centro ha fatto il suo ritorno passando da 21 deputati (nel 2011) a 44, non ha ottenuto i voti sufficienti per governare solo. Il suo leader, Michael Martin, ha escluso una coalizione con il Fine Gael, storico e acerrimo nemico. Ma le differenze e i rancori nati dalla guerra civile e cementati negli ultimi novantacinque anni, potrebbero non essere poi un ostacolo così grande. Pragmatico, Martin ha detto ai suoi nuovi deputati che non ci sono “linee rosse” nelle trattative per formare il nuovo governo.

Il partito repubblicano Sinn Féin è stato, senza dubbio, uno dei vincitori di queste elezioni: ha aumentato il suo consenso del 50% imponendosi come terzo partito a livello nazionale. I 23 seggi ottenuti (ne aveva 14) non sono però sufficienti per guidare una coalizione di sinistra.

Gerry Adams, il presidente del Sinn Féin, dice che il suo partito ha “ottenuto il risultato che avevamo previsto. Questa elezione – aggiunge Adams – rappresenta un enorme cambio nella politica della Repubblica d’Irlanda”. Il messaggio che gli elettori hanno mandato ai partiti, secondo Adams è chiarissimo: “La gente chiede cambi. Il lavoro da fare è ancora molto, ma stiamo andando nella direzione giusta e per questo gli irlandesi ci hanno premiato. I partiti conservatori tradizionali hanno perso e oggi non rappresentano, insieme, che poco più del 50%, quando nel 2011 arrivavano al 72%”.

Il Fianna Fail ha cominciato il suo canto delle sirene con i partiti dell’opposizione: contraddicendo il suo stesso manifesto elettorale, infatti, il partito ha rivisto alcune delle sue promesse, in vista delle consultazioni sul nuovo governo. Prima di incontrare il Sinn Fein e gli altri partiti di opposizione, il Fianna Fail ha lasciato intendere di essere disposto a parlare di riforma del Dail (il parlamento), così come della possibile eliminazione della tassa sull’acqua (quella tassa imposta proprio dal Fianna Fail).

Il Sinn Fein ha ricordato che “in 12 anni di governo il Fianna Fail non ha mai voluto sentir parlare di riforma del parlamento” e ha sottolineato che “anche se Michael Martin presentasse un programma di riforme condivisibili, chi assicura che saranno implementate?”

Giovedì 10 marzo il nuovo parlamento si è riunito per la prima volta. All’ordine del giorno l’elezione del futuro Taoiseach, primo ministro. La prima seduta è andata però a vuoto. Né il leader del Fine Gael e premier uscente Enda Kenny, né Michael Martin, leader del Fianna Fail, hanno ottenuto i voti necessari per essere eletti. La seduta è stata aggiornata e ora comincia la parte più complicata del post voto. Infatti l’unica soluzione possibile all’impasse uscito dalle urne sarebbe una coalizione di governo tra i due acerrimi “nemici”, Fine Gael e Fianna Fail. Sempre più remota appare infatti l’opzione di un governo di minoranza. Se i due partiti storici irlandesi non troveranno una quadra alle loro antiche e mai risolte differenze, non resterà che tornare alle urne.



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