L’Argentina pagherà gli avvoltoi
Dopo oltre venti ore di discussione, il Parlamento argentino ha dato il via libera al pagamento dei fondi avvoltoio. Con 165 voti contro 86, si è imposto il campo di Mauricio Macri e dei suoi alleati, più qualche cambio di casacca. Uno di questi è stato il kirchnerista dissidente Diego Bossio, che guida un proprio gruppo di 17 deputati denominato Bloque Justicialista. Le sinistre hanno denunciato Macri per compravendita di voto, come risulta da alcune intercettazioni diffuse a ridosso del voto: nelle quali ha fatto pressione sui governatori perché mandassero i loro deputati a votare, pena il taglio dei fondi alle province. Tra i coinvolti, Bossi e Nicolas Massot, nipote dell’imprenditore Vicente Massot, imputato per delitti di lesa umanità, colui che ha portato Macri in politica a metà degli anni ’90.
La decisione, accolta da grandi manifestazioni di protesta intorno al Parlamento, consente alla Casa Rosada di indebitarsi fino a 12 milioni di dollari, la metà dei quali sarà utilizzata per pagare il conto ai fondi speculativi, come vuole il giudice Usa Thomas Griesa, che ne ha accolto e sostenuto le richieste. Un debito per pagare un debito, sulla via che ha portato l’Argentina al default nel 2001.
Tra il 2005 e il 2011, i governi Kirchner avevano ristrutturato il debito con la stragrande maggioranza dei creditori. Un 7%, capitanato da una grande firma speculativa Usa, quella del miliardario Paul Elliott Singer, aveva però deciso di rivolgersi al tribunale per pretendere l’intera somma più gli interessi, e aveva trovato ascolto presso Griesa. Ora, il rischio è che anche gli altri fondi, che si vedono penalizzati, vogliano rifarsi, creando un precedente devastante anche per altre situazioni di crisi. Adesso, la parola passa al Senato.
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